Trova una cartolina per terra: a spedirla 72 anni prima un soldato italiano da un lager nazista

Ha trovato una cartolina per terra, quasi completamente bagnata dalla pioggia. Dopo averla raccolta, per Valentina Romano, professoressa di italiano e latino in un liceo di Como, la sorpresa è stata enorme: a spedire quella cartolina infatti era stato un soldato italiano, ben 70 anni fa. L'incredibile vicenda, raccontata su Facebook dalla stessa docente, è avvenuta una settimana fa. Valentina Romano stava andando a piedi nella sua scuola, il liceo Paolo Giovio, quando è stata attratta dallo stemma dell'aquila del Reich, triste simbolo della Germania nazista. Leggendo la lettera la conferma: a spedire quella cartolina era stato Roberto Bianchi, all'epoca soldato ventenne dell'esercito italiano detenuto in Polonia, esattamente il 17 ottobre del 1944, come riportato dal timbro postale.
Nel breve testo Roberto Bianchi comunicava ai propri genitori di stare bene, ma di essere impossibilitato a tornare a casa nel piccolo paese del Comasco Faggeto Lario per vie delle difficili condizioni dovute al conflitto in corso. Questo il testo della lettera:
"Cari genitori, dopo un lungo silenzio eccomi ha voi col farvi sapere che mi trovo in un altro sito ove qui lavoro la terra. Sono in aperta campagna in case di contadini. Mangiare non me ne manca, perciò non preoccupatevi di nulla che sto veramente bene. Sono momenti critici per tornare a casa. Pensate ha tirare avanti più bene che potete la vita, certo sì tanto dura. Sempre vi sono vicino col pensiero. Non mi resta così che mandarti un bacio, ha te cara mamma e caro babbo, fiducioso che mi presto ritorno fra voi, miei cari".
La lettera nascondeva una sorpresa
Ma le sorprese non erano finite. Come scoperto successivamente dalla docente, anche grazie all'intervento di un'emittente locale, Espansione Tv, le cose non stavano realmente come Roberto Bianchi aveva raccontato ai suoi familiari. L'allora soldato ventenne non stava affatto bene "in case di contadini": era infatti detenuto in un campo di concentramento di Breslavia, condannato ai lavori forzati. A chiarire i contorni della vicenda è stato un cugino di Roberto, Romano Bianchi. Contattato dalla professoressa attraverso Facebook, ha spiegato che Roberto Bianchi riuscì a tornare a casa e, pur non avendo potuto studiare, lavorò per molti anni come postino nel paese natale, dove è morto nel 1999.
Su come la lettera sia finita a terra, per strada, ci sono diverse ipotesi: la più probabile è che il reperto sia caduto da un camion dell'immondizia, dopo che la nuova proprietaria della casa in cui abitò Roberto ha deciso di svuotarne la soffitta, con i relativi ricordi lì custoditi.