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Troppi videogiochi per un 15enne di Crema, il giudice: “Vada in comunità”. La famiglia si oppone

Un giudice del tribunale dei minorenni ha disposto l’allontanamento di un 15enne dalla casa di famiglia, a Crema, e il suo collocamento in una comunità per curare una presunta dipendenza da videogiochi. Alla decisione si sono opposti la mamma del ragazzo e lo stesso adolescente, che subito dopo il decreto ha smesso di giocare ai videogame ed è tornato a scuola. L’avvocato di famiglia chiederà la revoca del provvedimento.
A cura di Francesco Loiacono
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(Immagine di repertorio)
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Si è trasformata in un vero e proprio caso giuridico la vicenda del ragazzino di 15 anni di Crema, in provincia di Cremona, per cui negli scorsi mesi era stato disposto l'allontanamento dalla casa di famiglia per andare a seguire un percorso di cura in comunità. La "malattia" da cui l'adolescente doveva guarire era una presunta "dipendenza" dai videogiochi. Non si sa se si trattava di una "dipendenza" vera e propria – che come si può leggere in questo approfondimento, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità ha precisi presupposti – o semplicemente di un atteggiamento errato del ragazzo che, quando la vicenda è finita in tribunale, si è tra l'altro ravveduto e ha subito smesso con i videogame.

Le tappe della vicenda

Le principali tappe della vicenda, raccontata dal quotidiano "Il Giorno", sono le seguenti: a fine settembre un giudice, dopo una relazione presentata dai servizi sociali, aveva emesso l'ordine di allontanamento del minore dall'abitazione di famiglia. Gli assistenti sociali avevano rilevato che l'adolescente, che frequenta la terza media, passava troppe ore davanti ai videogiochi e non andava più a scuola. Davanti all'intervento del giudice, il ragazzino si era però immediatamente ravveduto: aveva ripreso a frequentare regolarmente le lezioni e aveva smesso di giocare ai videogame. Allo stesso tempo la madre del ragazzo si era messa in contatto con una specialista che cura la ludopatia e con l’ospedale di Rivolta d’Adda, dove c’è un reparto che cura proprio i malati di gioco. La famiglia dell'adolescente si era poi rivolta a un legale, l'avvocato Francesco Miraglia, che aveva subito presentato un ricorso d'urgenza contro l'ordine d'allontanamento, portando ai primi di dicembre alla sospensione del provvedimento da parte del tribunale dei minori di Brescia.

Due giorni fa la nuova svolta: notificato il decreto di allontanamento

Il "caso" sembrava essere rientrato, anche se a fine dicembre un giudice dello stesso tribunale aveva emesso un decreto nel quale confermava la decisione di allontanare il ragazzo dalla famiglia per farlo entrare in comunità. Una decisione che sembrava essere stata congelata fino a due giorni fa, quando alla madre del ragazzo è stato notificato il decreto di allontanamento del magistrato e la donna è stata convocata dagli assistenti sociali. All'incontro la mamma del ragazzo si è presentata con l'avvocato, che ha ribadito l'intenzione del ragazzino di non andare in comunità e ha annunciato che presenterà opposizione al provvedimento del giudice: "Bisogna rispettare la volontà del giovane e della famiglia – ha detto l'avvocato – A maggior ragione adesso, e sono ormai quattro mesi, che tutto funziona". La vicenda è destinata a riservare ulteriori sviluppi: la prossima mossa dell'avvocato di famiglia sarà di chiedere la revoca del decreto di allontanamento del ragazzo.

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