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Trans ucciso a Cinisello Balsamo con una penna-pistola: il killer condannato a 18 anni

È stato condannato a 18 anni con rito abbreviato l’assassino del transessuale Caros Cardenas Gutierrez, ucciso il 4 febbraio del 2018 a Cinisello Balsamo con una penna pistola: si tratta del 43enne Giovanni Amato già in carcere per una rapina compiuta il giorno dopo il delitto e utilizzando la stessa arma a Segrate ai danni di un ristorante.
A cura di Chiara Ammendola
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L'arma del delitto, una penna-pistola (LaPresse)
L'arma del delitto, una penna-pistola (LaPresse)

È stato condannato a 18 anni Giovanni Amato, il killer del transessuale ucciso a Cinisello Balsamo il 4 febbraio del 2018: il 43enne netturbino è stato condannato con rito abbreviato dal gup di Monza, dopo l'inquisitoria del pm Vincenzo Fiorillo che aveva chiesto una pena di 20 anni. La vittima, il transessuale peruviano di 42 anni, Caros Cardenas Gutierrez, fu trovato morto nella sua casa di via Friuli a Cinisello Balsamo: quella che inizialmente sembrò a tutti una morte avvenuta per cause naturali, si rivelò essere un omicidio. L'autopsia disposta dal sostituto procuratore Vincenzo Fiorillo, fece emergere una ferita d’arma da fuoco sulla nuca, minuscola, non riconducibile a un'arma da fuoco di tipo classico. Solo dopo un accurato lavoro di indagine, i carabinieri sono riuscito a recuperare l'arma del delitto e poco dopo a individuare il principale sospettato, il 43enne netturbino.

Giovanni Amato era già in carcere a San Vittore per una violenta rapina a un sushi bar di Segrate, avvenuta proprio il giorno successivo all'omicidio di Gutierrez, quando gli fu notificato il fermo per l'omicidio. Secondo gli inquirenti il 43enne aveva ucciso dopo aver trascorso con lui una serata nel suo appartamento, il transessuale 42enne, con una penna pistola calibro 22, arma poi utilizzata anche per la rapina di Segrate. A incastrarlo non solo un video nel quali si vedeva l'uomo far salire in auto la vittima lungo viale Fulvio Testi a Sesto San Giovanni, prima di recarsi al suo appartamento, ma anche le impronte digitali lasciate dall’assassino su una bottiglia a casa della vittima. Impronte poi confrontate con quelle rinvenute nel sushi bar di Segrate dopo la rapina: il netturbino fu infatti accoltellato dal proprietario del ristorante, e ferito, fu arrestato e portato a San Vittore.

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