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Terrorismo, la procura chiede rito immediato per il pugile Moutaharrik e altri 3 presunti jihadisti

La procura di Milano ha chiesto il rito immediato per Abderrahim Moutaharrik e gli altri 3 presunti jihadisti arrestati lo scorso 26 aprile tra Lecco, Varese e Milano. Il campione di kickboxing e boxeur e gli altri 3 indagati sono accusati di terrorismo internazionale.
A cura di Francesco Loiacono
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Il loro arresto, avvenuto lo scorso 26 aprile, aveva fatto scalpore. Perché Abderrahim Moutaharrik, la moglie Salma, il 23enne Abderrahmane Khachia e la 24enne Wafa Koraichi, accusati di terrorismo internazionale, secondo gli inquirenti per la prima volta avevano ricevuto precise indicazioni per compiere attentati in Italia. Obiettivi: il Vaticano e l'ambasciata d'Israele a Roma.

Il "poema bomba"

Adesso per i quattro la procura di Milano ha chiesto il processo con rito immediato. Moutaharrik, marocchino residente a Lecco e campione di kickboxing, era stato il destinatario perfino di un poema, il cosiddetto "poema-bomba". Nel testo un misterioso sceicco residente in Siria, considerato una importante figura vicina all'Isis, scriveva tra l'altro al pugile: "Fai esplodere la tua cintura nelle folle dicendo ‘Allah Akbar', colpisci! (esplodi!) come un vulcano, agita chi è infedele".

Moutaharrik: "Volevamo andare in Siria per aiutare i bambini"

Secondo gli inquirenti il marocchino e la moglie, assieme ai loro figli di 2 e 4 anni, erano intenzionati a partire in Siria per unirsi a combattere nelle fila dell'Isis. Un'intenzione che i due indagati avevano negato davanti ai giudici: "Volevamo andare solo per aiutare la popolazione e i bambini colpiti da una guerra", aveva detto Moutaharrik al giudice per le indagini preliminari Manuela Cannavale.

Lo scorso aprile dopo l'operazione delle forze dell'ordine erano arrivati perfino i complimenti del presidente del Consiglio Matteo Renzi. In manette erano finiti anche il 23enne Khachia, fratello di un foreign fighter espulso dall'Italia nel gennaio 2015 con un provvedimento del Viminale e che sarebbe stato ucciso in Siria, e la 24enne Wafa Koraichi. Quest'ultima sarebbe la sorella di Mohamed, 32enne che nel febbraio 2015 ha abbandonato l'Italia assieme ai tre figli e alla moglie, l'italiana Alice Brignoli, per unirsi allo Stato islamico. Anche Mohamed Koraichi e la moglie erano stati destinatari dell'ordinanza di misura cautelare dello scorso aprile: i due sono latitanti.

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