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Terrorismo, chiesti sei anni e mezzo di carcere per il campione di kickboxing Moutaharrik

L’atleta marocchino è imputato assieme alla moglie e ad altri due connazionali per terrorismo internazionale a Milano. Secondo gli inquirenti i quattro farebbero parte di una cellula dell’Isis: Moutaharrik e la moglie volevano andare in Siria assieme ai loro figli di 2 e 4 anni, ma il kickboxer aveva avuto il via libera per compiere attentati in Italia. Lui respinge le accuse.
A cura di Francesco Loiacono
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Sei anni e mezzo di reclusione per Abderrahim Moutaharrik, il campione di kickboxing arrestato lo scorso aprile con l'accusa di terrorismo internazionale. È la richiesta dei pubblici ministeri Enrico Pavone e Francesco Cajani nel corso del processo con rito abbreviato che si sta svolgendo a Milano nei confronti dell'atleta marocchino, di sua moglie Salma Bencharki e e degli altri due imputati, Abderrahmane Khachia e Wafa Koraichi. I quattro sono accusati di far parte di una cellula italiana vicina all'Isis: secondo quanto documentato dalle indagini, Moutaharrik e la moglie erano pronti a partire in Siria assieme ai loro figli di 2 e 4 anni, per unirsi ai miliziani dello Stato islamico. Al contempo, però – e questo aspetto era quello che più aveva preoccupato gli inquirenti – l'atleta marocchino aveva ricevuto per la prima volta precise indicazioni per compiere attentati nel nostro Paese – possibili obiettivi, il Vaticano e l'ambasciata d'Israele – ottenendo una sorta di "via libera" spirituale, il cosiddetto "poema bomba".

Chieste condanne anche per gli altri tre imputati

Anche per la moglie di Moutaharrik i pm hanno chiesto sei anni e mezzo di carcere: la procura ha chiesto anche di togliere loro i figli. Sei anni e tre anni e 20 giorni sono invece rispettivamente le richieste per Khachia e Wafa Koraichi. Il primo è il fratello di un ragazzo che sarebbe deceduto in Siria come kamikaze. La seconda invece è la sorella di un cittadino marocchino, Mohamed, che si sarebbe unito all'Isis assieme alla moglie italiana, Alice Brignoli, lasciando il paese di Bulciago, nel Lecchese. Anche questa coppia era stata destinataria dell'ordinanza di custodia cautelare dello scorso aprile, ma i due risultano latitanti.

Il kickboxer Moutaharrik, che con gli altri imputati ha assistito al processo i videoconferenza proprio per la pericolosità derivante dalla sua presunta appartenenza all'Isis, ha sempre respinto le accuse, affermando di voler andare a Siria solo a fini umanitari, per aiutare i bambini e i civili del Paese mediorientale.

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