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Terno d’Isola, morto dopo un mese di agonia il dj accoltellato dall’amico dopo un rave party

Non ce l’ha fatta Maurizio Canavesi, il dj accoltellato lo scorso 23 aprile a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo. Il 34enne è morto all’ospedale Papa Giovanni XXIII dove era ricoverato dal giorno dell’aggressione. È stato colpito con almeno 10 coltellate da un amico fermato il giorno dopo e che ora dovrà rispondere dell’accusa di omicidio aggravato dai futili motivi.
A cura di Chiara Ammendola
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Maurizio Canavesi
Maurizio Canavesi

È morto a un mese esatto da quella barbara aggressione che lo ha ridotto in fin di vita, Maurizio Canavesi, il dj di 34 anni accoltellato nella notte tra il 22 e il 23 aprile a Terno d'Isola, in provincia di Bergamo. Maurizio si trovava ricoverato da quel giorno all'ospedale Papa Giovanni XXIII della città dove è morto quest'oggi: troppo gravi le ferite riportate da quella lama conficcatagli nella nuca da S.U., artista di strada di 25 anni, originario di Stezzano, fermato il giorno dopo l'aggressione e ora accusato di omicidio aggravato dai futili motivi. Il dj era stato sottoposto a un delicato intervento subito dopo il ricovero e da quel momento le sue condizioni erano stazionarie, fino almeno a una settimana fa, quando sono migliorate facendo ben sperare i famigliari. Poi l'improvviso peggioramento nelle ultime ore fino alla sua morte.

Il litigio nato per futili motivi dopo aver assunto droghe e alcol

Canavesi e S.U. avevano trascorso insieme ad altri tre amici una serata in Toscana: qui avevano preso parte a un rave party durante il quale avevano consumato diversi tipi di droghe (sul camper, di proprietà di S.U., era stata trovata una modica dose di Lsd, mentre a casa di Canavesi, a Terno d'Isola, c'erano cocaina, hashish e marijuana) e un cospicuo quantitativo di alcol e nel viaggio di ritorno verso casa era iniziato il litigio. Una volta giunti a Terno però la lite che sembrava essere un banale diverbio tra amici era degenerata fino all'accoltellamento. Il 25enne ha colpito il dj con almeno dieci colpi, tra i quali quello più grave alla nuca. S.U. si era dato alla fuga lasciando l'amico in fin di vita nell'androne del palazzo di casa dei genitori.

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