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Telefonate Pairetto-Facchetti: “Colloqui senza malizia”

Lo ha detto lunedì l’ex commissario degli arbitri Pierluigi Pairetto, durante il processo milanese che vede l’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi imputato per diffamazione nei confronti dell’ex presidente nerazzurro Facchetti, scomparso nel 2006.
A cura di Francesco Loiacono
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Le telefonate tra l'ex capo degli arbitri Pierluigi Pairetto e l’ex presidente e bandiera nerazzurra Giacinto Facchetti, scomparso nel 2006, erano solo "colloqui sereni, tranquilli, senza malizia". Lo ha spiegato lunedì Pairetto, testimoniando a Milano durante il processo che vede imputato l’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi per diffamazione nei confronti di Facchetti. "Mi chiamava per sapere chi avevamo intenzione di inserire nelle griglie arbitrali per i sorteggi", ha precisato Pairetto a proposito delle chiamate di Facchetti. Al processo, una riproposizione in tono minore del caso Calciopoli, ha testimoniato anche l’attuale vicepresidente dell’Inter, Javier Zanetti, che ha detto di non ricordare di aver partecipato alla trasmissione tv "Notti magiche" del 2010 dalla quale è nato il procedimento penale. Durante quel programma, andato in onda il 25 ottobre 2010, l'ex dg Moggi rivolgendosi a Zanetti, allora capitano dell'Inter, aveva detto: "Quello che emerge dal processo di Napoli – nel quale poi l'ex dg è stato condannato, ndr – e che emergerà ancora: le telefonate del tuo ex presidente che riguardano le griglie e la richiesta ad un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia con il Cagliari, e l’arbitro era Bertini. Ci sono le telefonate intercettate sue, le telefonate di Moratti e la telefonata di imbarazzo di Bertini, i pedinamenti, le intercettazioni illegali e anche i passaporti falsi e quindi sta zitto Zanetti, è meglio per te ed è meglio per l’Inter".

Pairetto: "Molti i presidenti che chiamavano, un mal comune"

Pairetto, anche lui condannato per Calciopoli, ha raccontato che "erano molti i presidenti di società che chiamavano, era abbastanza normale, nessuno e nemmeno Facchetti mi ha mai chiesto, però, di inserire arbitri nelle griglie, noi continuavamo a mettere quelli che avevamo scelto noi". Era una "prassi, un mal comune". Al giudice monocratico Oscar Magi ha spiegato: "Noi ai presidenti cercavamo di spiegare le buone ragioni delle nostre scelte e che gli errori degli arbitri, se c’erano stati, erano cose che capitavano, che la cabala, invocata da molti, non c’entrava nulla". Alcuni dirigenti infatti, secondo Pairetto, lo chiamavano lamentandosi perché qualche fischietto "aveva dato un rigore dubbio in un’altra partita o portava sfortuna".

All'udienza di ieri ha testimoniato anche l’ex arbitro Paolo Bertini, anche lui condannato in Calciopoli, chiamato in causa da Moggi. Ai legali dell'ex dg bianconero Bertini ha raccontato una «battuta infelice che avrebbe fatto Giacinto Facchetti prima del match di Coppa Italia del 2005 tra Cagliari e Inter: "Prima della gara che stavo per arbitrare mi disse che avevo arbitrato 12 volte l’Inter con 4 vittorie, 4 pareggi e 4 sconfitte e mi fece una battuta ricordandomi il mio score e di correggere la casella delle vittorie".

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