Tavazzano, sparò al cugino per gelosia uccidendolo: vigilante condannato a 22 anni di carcere
È stato condannato a 22 anni di reclusione il vigilantes di 41 anni che nella notte tra il 10 e l'11 agosto dello scorso anno nel proprio appartamento nelle case Aler di Tavazzano sparò diversi colpi al cugino Amato Dipaola, 29 anni, originario di Cerignola, nel Foggiano, che ospitava da alcuni giorni. L'uomo morì sul colpo e Ganci fu arrestato con l'accusa di omicidio: a quasi un anno dall'omicidio la corte d’assise di Milano ha condannato l'uomo a 22 anni di carcere riconoscendo l’aggravante dei futili motivi ma riducendo la pena per effetto della concessione delle attenuanti generiche.
La gelosia verso una ragazza di 17 anni che viveva con lui
Secondo quanto ricostruito nelle lunghe indagini Sebastian Ganci, vigilantes ed incensurato, sarebbe stato accecato dalla gelosia verso una 17enne che da qualche tempo divideva l’abitazione con lui e che, secondo l'uomo, si era avvicinata in maniera "intima" al cugino. Quel giorno al culmine di una lite Ganci prese la pistola d'ordinanza e la scaricò sul cugino che morì quasi subito: la procura di Lodi aveva chiesto la condanna all'ergastolo ma è stata esclusa la premeditazione. La corte d'assise di Milano ha riconosciuto anche una provvisionale di 100mila euro ciascuno al padre e alla madre della vittima e di altri 50mila alla sorella. Si è trattato di una delle prime applicazioni in Italia della legge 33 del 12 aprile 2019 che nell’ambito del “decreto sicurezza bis” del Governo Conte 1 ha vietato la possibilità del rito abbreviato per chi ha commesso reati punibili con l’ergastolo, quali l’omicidio volontario aggravato.