Tangenti per il campo base Expo, spunta un’agenda con le mazzette
Ventidue persone sono indagate per un presunto giro di tangenti che vede al centro il gruppo imprenditoriale Castelli di Sondrio, e che riguarda in particolare due appalti: la costruzione del "campo base" dell'Expo di Milano e alcuni lavori di rifacimento della zona di via Ripamonti, sempre a Milano. A riferirlo è il quotidiano La Repubblica, che spiega come determinante per l'inchiesta, chiusa 15 giorni fa dal pubblico ministero Paolo Filippini dopo quattro anni di indagini partite a Sondrio e poi trasferite a Milano, sia stato il sequestro di un'agenda di proprietà della segretaria dell'impresa edile, M.G. Si tratterebbe, secondo l'accusa, di un vero e proprio "libro mastro" con sopra annotati tutti i versamenti e i movimenti di denaro illeciti da parte della Castelli per ammorbidire questo o quel dirigente e garantirsi di non avere intoppi nell'aggiudicazione di alcuni appalti.
Tangenti pagate anche ad ex manager di Mm
Le tangenti sarebbero state pagate secondo l'accusa "negli anni 2012 e fino al 13 dicembre 2013". Nel libro mastro, sequestrato il 18 dicembre 2013, sono annotati alcuni pagamenti sospetti: uno da quattromila euro con causale "Monza" sarebbe servito a favorire l'impresa Castelli per il progetto di un sottopasso in viale delle Industrie. Più cospicui i pagamenti consegnati per il campo base dell'Expo: sarebbero stati indirizzati all'ex manager di Mm D.C. (la società partecipata dal Comune di Milano si costituirà parte civile nella vicenda e in una nota ha precisato che il manager è stato licenziato nel dicembre 2013) in due tranche da quattromila euro l'una.
Il quaderno A4 sequestrato alla segretaria riporta anche le tre tranche da 5mila euro l'una, che il geometra della Castelli, P.Z., uno dei principali indagati dell'inchiesta, avrebbe consegnato nel giro di cinque mesi a cavallo del 2013 ad altri tre manager di Mm, R.S., F.M. ed E.N., poi sospesi in via cautelativa dalla società. Adesso l'avviso di chiusura indagini preluderà alla richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati da parte del pm. Le accuse sono a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d'asta.