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Strage di Quarto Oggiaro: morto in carcere Antonino Benfante, il killer dei fratelli Tatone

Il tragico epilogo di quella che fu definita “la strage di Quarto Oggiaro” è arrivato a quasi sei anni dal triplice omicidio dei fratelli Emanuele e Pasquale Tatone, membri di una storica famiglia della criminalità organizzata del quartiere, e di Paolo Simone, che si trovava con loro. Antonino Benfante, condannato in via definitiva all’ergastolo come autore dei delitti, si è tolto la vita in carcere. Il suo avvocato ha commentato: “Aveva già tentato il suicidio più volte ed era in isolamento, occorreva piantonarlo”.
A cura di Redazione Milano
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È arrivato a quasi sei anni di distanza il tragico epilogo della "Strage di Quarto Oggiaro", la sanguinosa vicenda che tra il 27 e il 30 ottobre 2013 portò sulle cronache nazionali il quartiere milanese, ultimo grave episodio di cronaca nera nell'ex "Bronx" di Milano, oggi in via di riqualificazione. Antonino Benfante, detto "Palermo", si è tolto la vita nel carcere di Vigevano dove era recluso in seguito alla condanna definitiva all'ergastolo con isolamento diurno per tre anni per il triplice omicidio dei fratelli Emanuele e Pasquale Tatone, membri di una storica famiglia della criminalità organizzata del quartiere, e di Paolo Simone.

La morte in cella dopo diversi tentativi di suicidio

La notizia della sua morte, secondo quanto riportato da "Il Giorno", arriva dopo che il 55enne di origini siciliane, che era malato di Parkinson e aveva subito da poco un intervento chirurgico, aveva più volte tentato il suicidio nel corso degli ultimi mesi. Una serie di episodi si è conclusa una decina di giorni fa, quando Benfante si è stretto al collo la maglia che indossava per impiccarsi, poi cadendo a terra avrebbe battuto la testa con violenza. Il suo avvocato, Ermanno Gorpia, ha detto che la situazione è stata sottovalutata e che Benfante, dopo i primi tentativi di uccidersi, avrebbe dovuto essere sorvegliato: "Se un detenuto tenta il suicidio più volte ed è in isolamento, occorre piantonarlo".

I tre omicidi dell'ottobre 2013

Nell'ottobre del 2013 Benfante aveva ucciso a colpi di pistola Emanuele Tatone, boss ormai caduto in disgrazia (appena sfrattato da una casa popolare, viveva in tenda) e il suo accompagnatore Paolo Simone. Circa settantadue ore dopo aveva completato l'opera freddando a colpi di fucile anche il fratello Pasquale Tatone, mentre stava uscendo da una pizzeria. In breve le indagini arrivarono a Benfante, all'epoca appena uscito dal carcere e sottoposto all'affidamento in prova, che fu arrestato all'inizio di dicembre. Da quanto emerse il movente della strage era legato al tentativo di controllare il piccolo spaccio di eroina nel quartiere.

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