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Stop ai raduni neofascisti a Milano: il Comune li vieta

Il Consiglio comunale di Milano ha approvato un ordine del giorno che invita il sindaco e la giunta a non concedere spazi, patrocini, contribuiti di qualunque natura a chi non garantisce di rispettare i valori della Costituzione, professando o praticando comportamenti fascisti. Hanno votato a favore maggioranza, Milano in Comune e Cinque stelle.
A cura di Francesco Loiacono
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La cerimonia al Campo X del Cimitero Maggiore (dalla pagina Facebook di CasaPound)
La cerimonia al Campo X del Cimitero Maggiore (dalla pagina Facebook di CasaPound)

Il Consiglio comunale di Milano ha approvato un ordine del giorno che "invita il sindaco e la giunta a non concedere spazi, patrocini, contribuiti di qualunque natura a coloro i quali non garantiscono di rispettare i valori della Costituzione, professando o praticando comportamenti fascisti". Il provvedimento arriva dopo l'iniziale proposta di un'analoga mozione lo scorso 17 dicembre, che aveva però suscitato veementi polemiche e aveva provocato il blocco dei lavori consiliari. In questo caso invece l'ordine del giorno, non sottoposto a emendamenti, è stato approvato con 31 voti favorevoli e 2 contrari su un totale di 33 votanti. Sono usciti dall'aula di Palazzo Marino i consiglieri leghisti, mentre tre esponenti di Forza Italia non hanno partecipato al voto. Hanno votato a favore i consiglieri di maggioranza, quelli di Milano in Comune e i Cinque stelle. Contraria Forza Italia.

Chi vorrà organizzare eventi dovrà sottoscrivere una dichiarazione di antifascismo

Il testo dell'ordine del giorno "Rispetto dei valori della Costituzione repubblicana e antifascista", presentato da David Gentili, si richiama alla XII norma transitoria della Costituzione, che vieta la riorganizzazione del disciolto partito fascista in qualsiasi sua forma. Il provvedimento vincola l'assegnazione di spazi, suolo, contributi, finanziamenti e patrocini a quelle organizzazioni e associazioni che sottoscriveranno una sorta di "dichiarazione antifascismo" nella quale, come ha dichiarato lo stesso Gentili, "il rappresentante legale garantisce, conscio del rilievo penale di una dichiarazione falsa, che la sua organizzazione si riconosce nei valori e nei principi fondanti della Costituzione Italiana repubblicana e antifascista e non professa o promuove comportamenti e idee fasciste, razziste o che discriminano persone per orientamento o identità di genere".

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