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Stazione centrale Milano, via i profughi: blitz di Pisapia

Chiuso nella notte il mezzanino della Stazione Centrale di Milano dove erano accampati centinaia di profughi, molti di loro affetti da scabbia. La maggior parte dei migranti è stata trasferita nei centri d’accoglienza. Stamattina visita a sorpresa di Pisapia, accompagnato dal questore e dal prefetto.
A cura di Valerio Renzi
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Da mesi la stazione Centrale di Milano è un punto di passaggio per i migranti che, passando per l'Italia, sono diretti in altri paesi europei, soprattutto in Francia e Germania. Solo ieri ne sono arrivati 485. Proprio qui nella stazione, è stato attrezzato nel mezzanino un centro di prima accoglienza dove, soprattutto personale medico, accoglie i profughi. Dopo le polemiche degli scorsi giorni, soprattutto per le condizioni igieniche e sanitarie, molti dei migranti sono affetti da scabbia, ieri è stato registrato anche un caso sospetto di malaria, le forze dell'ordine hanno sgomberato il mezzanino che è tutt'ora chiuso da delle reti.

Almeno 100, soprattutto donne e bambini, sono stati trasferiti nei centri d'accoglienza, mentre questa mattina sempre alla Stazione Centrale, i volontari sono pronti a distribuire più di 400 pasti per tutti quei migranti che tornano qua perché è l'unico punto di riferimento che hanno in città. Ancora al lavoro l'ambulatorio-roulette che ha dirottato nell'Asl di viale Jenner decine di casi di scabbia e altre malattie della pelle. Da gennaio a Milano si sono registrati 500 casi di scabbia, di cui 50 tra cittadini residenti a Milano.

Questa mattina è arrivata a sorpresa la visita del sindaco Giuliano Pisapia, accompagnato dagli assessori alla Sicurezza Marco Granelli e ai Servizi Sociali Pierfrancesco Majorino. Con Pisapia anche il prefetto Francesco Paolo Tronca e il questore Luigi Savina. In stazione ci sono ancora circa 150 migranti, accampati non più nel mezzanino ma al piano terra nella galleria delle Carrozze, che non hanno trovato posto nei centri d'accoglienza del comune o non hanno voluto andarci. "Stiamo cercando di ripulire la stazione, di restituirle un po' di decoro risolvendo un'emergenza molto grave", ha dichiarato Giuliano Pisapia che ha chiesto alle Ferrovie dello Stato un locale al binario 21 per accoglier i profughi. "Non é facile risolvere in fretta questa situazione – ha detto il sindaco uscendo dalla stazione – stiamo facendo il possibile, in collaborazione con le altre istituzioni milanesi. Non abbiamo la soluzione in tasca, ma noi, a differenza di qualcun altro, invece di parlare, stiamo facendo delle cose".

Il riferimento di Pisapia è senza dubbio al governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni, che questa mattina ha guidato la protesta anti immigrati organizzata dalla Lega di fronte al centro prefettura di Bergamo. "Il prefetto di Milano voleva fare una tendopoli di fronte alla stazione Centrale di Milano ma io l'ho fermato – ha dichiarato Maroni – Mi sono sentito chiedere le tende per fare una tendopoli di fronte alla stazione e io ho risposto di no, non voglio vedere tendopoli a Milano. Ai prefetti ho scritto per chiedere di essere immediatamente avvisato sulle destinazioni dei profughi, visto che li vogliono mandare in scuole abbandonate e caserme dismesse in mezzo ai topi. E manderò ogni volta delle ispezioni dell'Asl in quei luoghi, e se non ci saranno le condizioni di abitabilità farò sgomberare quei luoghi".

"Gli immigrati che stazionavano sui due mezzanini sono stati allontanati tra le 22 e mezzanotte e portati altrove. Ma adesso che facciamo? Questi spazi rimarranno chiusi? E per quelli che arrivano ne abbiamo altri pronti?", si chiedono i vigilantes della stazione Centrale di Milano. "Ora però rimane il problema di dove metterli quando arrivano qui – spiega invece un volontario – anche perché molti di quelli che arrivano hanno poi l'intenzione di partire nelle successive 24/36 ore e quindi non si vogliono allontanare".  "Qui era uno schifo – spiega all'Ansa un commerciante della stazione- non per colpa loro poverini, non mi è stato mai rubato nemmeno uno spillo, ma per la situazione che c'era".

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