Spaccio in via Padova, tre arresti e due denunce: “Non è zona franca”
La passata amministrazione Pisapia la considerava "il meglio di Milano". Ma via Padova, lunga arteria che da piazzale Loreto arriva a costeggiare per un tratto il naviglio Martesana fino a Crescenzago, è da sempre una zona controversa della città: assieme laboratorio di multiculturalità, fucina di creatività e luogo dove troppo spesso si assiste a episodi di microcriminalità.
L'ultima operazione della polizia locale di Milano è andata a colpire proprio uno di questi: i "ghisa" hanno arrestato questo pomeriggio tre uomini di nazionalità egiziana (R.M. di 28 anni, M.A.Z. di 31 anni e H.G. di 43 anni), accusati rispettivamente di spaccio di sostanze stupefacenti – i primi due – e resistenza a pubblico ufficiale. Gli arresti sono avvenuti nel corso di un’operazione antidroga nella zona di viale Padova, durante la quale altri due uomini, un nigeriano e un egiziano, sono stati denunciati per resistenza a pubblico ufficiale.
L'assessore Rozza: "A Milano non devono esistere zone franche"
Già nelle scorse settimane l’area, compresa tra via Mosso e via Arquà, era stata sottoposta a diversi controlli sia con sopralluoghi di agenti in borghese sia con telecamere, per individuare i movimenti degli spacciatori. Due in particolare le "piazze di spaccio" a cielo aperto dove, specie nelle ore pomeridiane, i pusher operavano: il parchetto che si affaccia su viale Padova e lo spazio antistante il bar all’angolo tra via Mosso e viale Padova. Delle specie di "zone franche" che, come sottolineato dall'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza, non devono più esserci: "A Milano non devono esistere zone franche. L’area di viale Padova deve essere restituita ai cittadini che la abitano e il parco deve tornare ad essere un luogo di svago, per questo la Polizia locale è intervenuta con determinazione contro lo spaccio a cielo aperto. La sicurezza non si improvvisa, ma si programma con razionalità. Prossimamente procederemo anche in altre zone con costanza e determinazione".
Problema risolto? Naturalmente no. Solo l'aspetto repressivo non potrà bastare a cambiare dall'oggi al domani una via e i suoi tanti problemi. Ma la speranza è che davvero cittadini e associazioni si possano riappropriare degli spazi, attraverso iniziative inclusive che valorizzino le diversità culturali di cui via Padova è ricca, senza far sentire nessuno né straniero, né all'infuori della legge: stessi diritti, stessi doveri. Chissà se ci si riuscirà mai.