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Sondaggi Ballottaggio Milano: il borsino del 13 giugno

Inizia la settimana che porterà i milanesi a scegliere il loro nuovo sindaco. Nessuno dei due candidati, tra Parisi e Sala, sembra però essere partito col piede giusto in vista del ballottaggio del prossimo 19 giugno.
A cura di Francesco Loiacono
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Chi di parcheggio in doppia fila ferisce… Si potrebbe parafrasare il detto per quanto avvenuto questa mattina a Stefano Parisi, sorpreso a parcheggiare la sua macchina (o comunque l'auto con cui si sposta) dapprima in doppia fila e poi con due ruote sul marciapiede in due diverse zone di Milano. Un "peccato veniale", certo, che fa però il paio con quello commesso da Beppe Sala lo scorso lunedì. Si apre con questo scivolone di Parisi la settimana che conduce al ballottaggio del 19 giugno, giorno in cui Milano decidere il suo nuovo sindaco dopo Giuliano Pisapia. Questa volta non c'è appello. Il nostro "borsino" si apre con entrambi i candidati in ribasso: ecco perché.

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Stefano Parisi

Aveva ironizzato sul suo avversario dicendo che parcheggiare in doppia fila "non si fa". Ma poi lui stesso è incappato nello stesso errore. Oltre a questo, di Stefano Parisi in questi giorni non convince la scelta di non voler rivelare chi farà parte della sua squadra "di governo" se dovesse vincere al ballottaggio. I milanesi meriterebbero di conoscere, almeno a grandi linee, i nomi delle persone che circonderanno Parisi. Il manager di Chili Tv, però, afferma di voler mantenere la propria autonomia. Chissà se ai tanti milanesi indecisi (o a chi ha votato per altri candidati al primo turno) la scelta di Parisi piacerà o meno.

Beppe Sala

Se Stefano Parisi non ha rivelato i nomi di possibili assessori, Beppe Sala ha invece iniziato a farlo. Ma qualche ombra su chi potrà aiutare mister Expo a governare Milano per i prossimi 5 anni (nel caso in cui venga eletto sindaco) c'è. Chiariamo: non si tratta di ombre sulle persone, di comprovato spessore morale. Eppure Gherardo Colombo ed Emma Bonino, per citare due dei nomi fatti da Sala, una cosa in comune la hanno: entrambi prima delle elezioni sembravano appartenere a galassie lontane da Sala. Il primo era stato sondato da Milano in Comune per fare da candidato sindaco "alternativo" a Sala. La seconda, Radicale, in teoria al primo turno faceva parte di un partito che si è candidato "contro" Sala: Marco Cappato ha pesantemente osteggiato mister Expo, contestandogli mancanza di trasparenza sull'Esposizione universale e addirittura presentando due esposti sulla presunta incandidabilità e sul conflitto di interessi del manager di centrosinistra. Poi, dopo l'apparentamento con i Radicali, tutto è cambiato. Ecco: i nomi di Sala sembrano un po' uno specchietto per le allodole, fatti per attirare quei pochi voti (a sinistra e trasversali, come sono quelli dei radicali) che servono a Sala per vincere. Restano fuori altri due nomi: quello di Umberto Ambrosoli è il premio per chi ha fatto da coordinatore alla campagna di Sala. Poi c'è Linus: un nome "pop" con cui Beppe Sala spera forse di ingraziarsi i giovani e un mondo un po' lontano dalla politica.

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