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Smart working promosso dai dipendenti del Comune di Milano: “Produttività aumentata”

Lo smart working piace ai dipendente del comune di Milano che attraverso un questionario proposto dalla stessa amministrazione hanno valutato positivamente l’attività lavorativa svolta da casa con un voto media di 7,7: tante le positività dello smart working come la possibilità di ottimizzare e i tempi e acquisire nuove competenze tecniche e informatiche. Tra le criticità emersi invece l’isolamento e la mancanza di socializzazione con i colleghi, oltre che il pericolo di una non distinzione tra vita lavorativa e privata.
A cura di Chiara Ammendola
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Immagine di repertorio
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Con l'emergenza, il Comune è passato dai soli 321 lavoratori in smart working agli oltre 7.000 degli ultimi mesi. Per far fronte a questo incremento sono state attivate 5.172 postazioni virtuali per lavorare da casa e sono oltre 48mila le riunioni svolte in videoconferenza, assieme alle oltre 44mila call e ai 69mila messaggi istantanei scambiati sulla piattaforma.

Ora, l'amministrazione ha raccolto l'opinione dei dipendenti attraverso un questionario: ne sono stati compilati 5.795 in totale sui 6.828 potenziali partecipanti, circa l’85%, suddivisi in base al genere, all’età, al ruolo ricoperto nell’ente e alla tipologia di attività prevalentemente svolta. Da quanto emerso l’85% non aveva mai svolto il lavoro agile ordinario, il 65% è donna, il 41% svolge un lavoro di tipo amministrativo, staff o gestionale e il 13% invece svolge attività di controllo del territorio. In tutte le direzioni dell’amministrazione, in una scala da 0 a 10, la media del grado di soddisfazione risulta pari a 7,7 e per nessuna è inferiore a 6. Il grado di soddisfazione risulta inversamente proporzionale all’età del singolo lavoratore. I più giovani apprezzano maggiormente il lavoro agile e la possibilità di cimentarsi in processi digitali che consentono di ottimizzare il tempo lavorativo avendo così maggior tempo libero da dedicare a se stessi: "Penso che il lavoro agile, se pure introdotto per cause di forza maggiore si sia rivelato un’occasione per un’importante trasformazione e avanzamento sia sul piano organizzativo sia su quello operativo", il commento di un dipendente.

Il 36,8% ha inoltre valutato come lo smart working non abbia variato la produttività individuale e il 17,3 è invece convinto che sia aumentata. Il personale del comune di Milano ha considerato inoltre molto formativo il lavoro agile per il 35,7% e abbastanza per il 36,8%. A spiccare tra le nuove competenze sono ovviamente quelle informatiche, tecniche, di organizzazione e la facilità ad adattarsi al mutato contesto lavorativo. Nelle risposte emerge tra tutte la possibilità di proteggersi dal pericolo di contagio e sentirsi parte attiva nelle attività dell’ente sperimentando una nuova modalità di lavoro. Nelle criticità invece il personale ha accusato l’isolamento e la mancanza di socializzazione con i colleghi, l’accumulo di stress derivante dalla mancanza di una netta distinzione fra tempo di lavoro e tempo di vita, la strumentazione informatica e le criticità organizzative. Infine oltre il 34% spera che il lavoro agile possa essere una modalità operativa sempre più presente anche dopo l’emergenza Covid-19, con modalità non continuativa, ma alternata al lavoro in sede. "I processi di lavoro sono svolti in gran parte ancora utilizzando modelli cartacei… chiusi in ufficio. Questo comporta la difficoltà di reperire i dati e le informazioni utili allo svolgimento del lavoro", chiosa un altro dipendente.

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