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Il rapimento di Silvia Romano in Kenya

Silvia Romano è tornata a Milano: applausi dai balconi nel quartiere Casoretto

È tornata a Milano questo pomeriggio Silvia Romano, la 24enne volontaria rapita nel novembre del 2018 in Kenya e liberata dopo 18 mesi di prigionia. Insieme con la madre e la sorella ha raggiunto il capoluogo lombardo dopo aver lasciato Roma dove era atterrata domenica pomeriggio. Un quartiere in festa quello di Casoretto che l’ha accolta con lunghi applausi.
A cura di Chiara Ammendola
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Silvia Romano saluta dalla finestra di casa sua a Milano (Foto: Giancristofaro/Fanpage.it)
Silvia Romano saluta dalla finestra di casa sua a Milano (Foto: Giancristofaro/Fanpage.it)
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Dopo quasi due anni Silvia Romano è tornata a casa nella sua città, Milano. La 24enne è arrivata questo pomeriggio nella sua casa di via Casoretto, nell'omonimo quartiere a nord est della città: ad attenderla oltre ad amici e vicini anche centinaia di giornalisti e fotografi che hanno immortalato il magico momento. Un lungo applauso ha accolto il suo arrivo nel quartiere. Partita in auto da Roma questa mattina Silvia ha raggiunto Milano con la madre, la sorella e il compagno della madre: un lungo applauso ha accolto l'arrivo della 24enne volontaria rapita il 20 novembre 2018 in Kenya e liberata nella notte tra l'8 e il 9 maggio scorso a Mogadiscio in Somalia dove era tenuta prigioniera.

Questa mattina Silvia è stata ascoltata dal pm Sergio Colaiocco responsabile dell’antiterrorismo della procura di Roma guidata da Michele Prestipino e gli ufficiali dei carabinieri del Ros, al quale ha raccontato il lungo periodo della sua prigionia, dal rapimento ai lunghi viaggi che l'hanno portata ad attraversare il confine tra Kenya e Somalia insieme con i suoi rapitori per raggiungere i diversi nascondigli. "I primi tempi non ho fatto altro che piangere, poi però mi sono fatta coraggio e ho trovato un equilibrio interiore – ha raccontato Silvia che ora ha scelto il nome di Aisha – piano piano è cresciuta dentro di me una maturazione che mi ha convinto a convertirmi all’Islam. Ci sono arrivata lentamente, più o meno a metà prigionia, non è stata una svolta improvvisa". La volontaria milanese ha infatti ammesso di aver abbracciato la fede islamica e per questo di aver cambiato il proprio nome scegliendo quello di Aisha, come la moglie favorita di Maometto.

Un colloquio durato oltre quattro ore nelle quali Silvia ha raccontato di non aver mai subito alcun tipo di violenza né fisica né psicologica e di essere stata trattata bene dai suoi rapitori: Silvia avrebbe trascorso i suoi 18 mesi di prigionia sempre sotto stretta osservazione del gruppo terroristico islamista Al Shabaab al quale è stata ceduta dopo essere stata prelevata in un centro commerciale in Kenya il giorno del suo rapimento. Ora Silvia potrà finalmente assaporare una vecchia quotidianità e trascorrere momenti fondamentali con la sua famiglia che l'ha aspettata per un lungo periodo.

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