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Si ammala di tumore e viene licenziata: ex dipendente del Piccolo Cottolengo di Milano scrive al Papa

Una donna di 53 anni è stata licenziata dal Piccolo Cottolengo Don Orione di Milano, istituzione religiosa di assistenza per cui ha lavorato per 33 anni, dopo essersi ammalata di tumore. La malattia le ha causato delle limitazioni che, pur non rendendola del tutto inabile, hanno determinato il suo licenziamento: il Piccolo Cottolengo afferma infatti di non avere posizioni idonee allo stato di salute della 53enne. La lavoratrice ha rivolto un appello al Papa: intanto il Sindacato generale di base assisterà la 53enne nella battaglia legale.
A cura di Francesco Loiacono
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Una donna di 53 anni è stata licenziata da un'istituzione religiosa milanese di assistenza agli anziani dopo 33 anni di lavoro. La sua vicenda, venuta alla luce a ridosso della Festa dei lavoratori, è particolarmente delicata: la donna è infatti stata licenziata dopo che, in seguito a un tumore, ha subito delle limitazioni alle attività che può svolgere. Secondo l'Agenzia per la tutela della salute la 53enne, pur con delle limitazioni (ad esempio l'impossibilità di sollevare pesi oltre i cinque chili), è comunque idonea al lavoro. Ma l'istituzione per cui lavorava, il Piccolo Cottolengo Don Orione di Milano, secondo il suo direttore generale non disporrebbe di nessuna posizione idonea all'attuale stato di salute della donna: "Si rileva che la Provincia (termine che indica l'ente religioso, ndr) ha esperito il tentativo di ricollocarla in mansioni differenti, equivalenti o finanche inferiori a quelle attuali compatibili con il suo stato di salute, appurando tuttavia l'insussistenza di posizioni alternative disponibili, sia presso la struttura di Milano, sia presso le altri sedi della Provincia", si legge nella lettera di licenziamento firmata da don Pierluigi Ondei e riportata dal quotidiano "Il Giorno".

L'appello della lavoratrice licenziata al Papa

La lavoratrice, sposata e con un figlio ancora studente, non ci sta: "Altri dipendenti nelle mie condizioni sono stati ricollocati in lavori analoghi e non vedo perché questo non debba essere fatto per me – ha detto la donna, che al Piccolo Cottolengo lavorava come ausiliaria socio-assistenziale -. Dopo 33 anni di dedizione al lavoro vengo messa alla porta da un'istituzione che si dice religiosa". Ed è proprio alla figura religiosa più importante di tutta la Chiesa che la 53enne ha deciso di rivolgersi: "Mi rivolgo a Voi da credente e da lavoratrice, che porta sul proprio corpo le tracce lasciate dalla malattia – ha scritto la 53enne a papa Francesco – Non riesco a capacitarmi di questo e mi rivolgo alla Vostra grande umanità, che discende dalla fede in Nostro Signore, per chiedere un Vostro intervento, prima ancora di quello del Tribunale, per riavere il mio lavoro, che vivo come una missione, ma che garantisce anche a me e alla mia famiglia, un reddito per una vita dignitosa". Accanto alla 53enne si è già schierato il Sindacato generale di base (Sgb), che ha denunciato il caso della donna durante la manifestazione del Primo maggio e la assisterà nella sua causa legale. Il sindacato ha chiesto un incontro all'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, e ha annunciato per il prossimo 10 maggio un presidio davanti al Cottolengo.

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