Sesto, attività a pagamento durante l’orario di scuola: chi non può pagare è escluso
Genitori costretti a pagare per evitare che i loro figli rimangano esclusi da attività extra-curriculari, svolte però durante l'orario scolastico. È la situazione paradossale denunciata da una mamma di un bambino che frequenta la Dante Alighieri, scuola che si trova nel centro di Sesto San Giovanni, popoloso comune a nord di Milano.
Il dirigente scolastico, Antonio Re, a inizio anno ha ricordato con circolari a tutti i genitori che il mancato pagamento delle quote per "progetti" extra scolastici, che vanno ad ampliare l'offerta formativa, comporta l'esclusione dei figli dagli stessi. Suscitando le proteste di molti genitori non tanto (e non solo) per l'ammontare richiesto – 30 euro ad alunno per la scuola primaria e secondaria di primo grado, 15 euro per i bambini di 4 e 5 anni delle materne -, ma anche per le modalità con cui i soldi sono stati chiesti. Agli alunni in grado di scrivere, quelli delle primarie, è stato infatti dettato un avviso (in foto) che suona piuttosto minaccioso : "Si ricorda che chi non è in regola con i pagamenti non potrà partecipare a nessun progetto". Parole che hanno destato più di una preoccupazione nei piccoli studenti, timorosi di vedersi separati dagli altri compagni di classe.
I genitori contestano anche i modi della richiesta dei contributi
Sono tanti gli aspetti della vicenda che stanno facendo discutere i genitori della Dante Alighieri, riuniti – come i tempi moderni impongono – anche in un gruppo Whatsapp. Dal modo con cui sono richiesti i contributi alla loro stessa funzione. Perché è vero che in una scuola sempre più a corto di fondi l'autofinanziamento da parte dei genitori può consentire di fare esperienze che altrimenti sarebbero precluse. Ma è altresì vero che proporre progetti a pagamento durante l'orario scolastico – cosa che accade in molte altre scuole – rischia di minare il principio base dell'istruzione pubblica, l'inclusione, creando gruppetti distinti: chi se lo può permettere e chi non può.
Certo, esistono riduzioni (ma non esenzioni, almeno per questi progetti). In una circolare del 19 settembre, il preside precisa che "le famiglie con difficoltà economiche possono richiedere una riduzione, di massima del 50 per cento". A pagare sono però comunque i genitori, e non la scuola, in quanto si attinge dal "Fondo di Solidarietà, finanziato dal Comitato Genitori". Ma almeno altri due aspetti vengono sottolineati dalla denuncia della mamma, che vuole rimanere anonima ma è una persona ben inserita nel mondo della scuola, essendo anche lei insegnante: "In primo luogo, esiste una nota del ministero dell'Istruzione che vieta attività a pagamento con ‘esperti esterni' durante l'orario scolastico. Inoltre nelle modalità di pagamento di questi contributi bisognerebbe specificare che si tratta di ‘erogazioni liberali per l'ampliamento dell'offerta formativa', in maniera da poterli dedurre dalla dichiarazione dei redditi". Cosa che il preside non ha comunicato.
La mamma-insegnante precisa che non si tratta di una battaglia "solo" di principio: per molti genitori quei 30 euro richiesti (che si aggiungono ad altri 25 euro, divisi tra 7 euro di assicurazione obbligatoria e altri 18 di quota da "sostenitori della classe") possono pesare sul bilancio familiare, sempre più striminzito di questi tempi. Anche se finiranno col pagarli, magari tra mille sacrifici, per evitare di esporsi: "Per me non rappresentano un problema, ma conosco genitori che hanno rinunciato alle vacanze".
Anche il preside non nega i problemi
Che ci siano problemi, lo si evince anche da una delle ultime comunicazioni del preside ai genitori, che si apre così: "Viste le polemiche e le incomprensioni…". Il problema, però, è che il dirigente scolastico – che proviene da un liceo classico di Milano, il Carducci – non sembra intenzionato a fare marcia indietro: "Difende l'alto livello dell'istituto Dante, dice che chi si iscrive a questa scuola sa già a quale tipo di offerta formativa andrà incontro", racconta a Fanpage.it la mamma che ha denunciato l'episodio. Un principio che potrebbe anche andare bene se si trattasse di una prestigiosa scuola privata, ma così non è. In attesa di una eventuale replica del dirigente – abbiamo provato a contattarlo ma non l'abbiamo trovato – ai genitori non resta che pagare il contributo. "Volontario", ma mica tanto.