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Sequestrata e costretta a prostituirsi a Milano: ragazza scrive ai parenti in Uruguay e viene salvata

Sognava di fare la commessa: ma una ragazza di 23 anni dell’Uruguay, arrivata oltre un mese fa a Milano, era stata ridotta in semi schiavitù da un connazionale di 49 anni, che la costringeva a prostituirsi. Con un sotterfugio la 23enne è riuscita a contattare i suoi parenti in Uruguay: dalle foto inviate gli agenti della questura milanese sono risaliti all’appartamento in cui era reclusa, arrestando il suo aguzzino.
A cura di Francesco Loiacono
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Era venuta in Italia col sogno di lavorare come commessa in un negozio, magari in una delle boutique del Quadrilatero della moda. Una volta a Milano, però, una ragazza di 23 anni dell'Uruguay aveva scoperto l'amara realtà: quel connazionale di 49 anni che si era proposto di aiutarla voleva invece solo sfruttarla. E così per la 23enne era iniziato un incubo, fatto di notti passate sul marciapiede di via Teodosio a prostituirsi e dell'impossibilità di ribellarsi, per la paura di ritorsioni su di lei e sulla sua famiglia.

Per trovare il coraggio e il modo di liberarsi dall'incubo la 23enne ha impiegato circa un mese. La ragazza era stata ridotta dal suo aguzzino in uno stato di schiavitù: le erano stati sottratti il passaporto e il cellulare e le era stato impedito di avere contatti con l'esterno. Il suo sequestratore, che la donna aveva conosciuto e incontrato a Valencia tramite un'amica, sul volo tra la città spagnola e Milano aveva messo in chiaro la situazione, dicendo di fare parte di una temibile organizzazione criminale uruguaiana per spaventare la ragazza e impedirle di avvisare i genitori.

La ragazza è riuscita a contattare i parenti con un sotterfugio

Tramite un sotterfugio, però, la ragazza alla fine è riuscita a ribellarsi. Approfittando di un momento di distrazione del suo sfruttatore, ieri si è impossessata del cellulare e mentre stava facendo la spesa in un supermercato è riuscita a contattare alcuni famigliari in Uruguay, i cui contatti erano stati memorizzati sulla rubrica con nomi fittizi per evitare che il suo aguzzino glieli cancellasse. La ragazza ha inviato alcune foto del posto in cui si trovava: le immagini sono passate alle autorità di polizia locali e poi, tramite l'Interpol, ai poliziotti della questura di Milano. Gli agenti dell'Ufficio prevenzione generale hanno riconosciuto il luogo e, dopo indagini lampo, sono risaliti all'appartamento in cui la 23enne veniva tenuta segregata dal 49enne, un'abitazione in via Adolfo Wildt, alla periferia nord orientale della città. Il blitz per liberare la ragazza è scattato nella notte: la giovane è stata trovata in lacrime dai poliziotti, che hanno arrestato il suo aguzzino con le accuse di riduzione in schiavitù e sfruttamento e induzione alla prostituzione. Nelle tasche dell'uomo, con precedenti specifici, sono state trovate alcune centinaia di euro, i soldi che la donna puntualmente era costretta a consegnarli dopo essersi prostituita in strada. Alla vista degli agenti la 23enne si è finalmente sentita libera: ha iniziato a raccontare il suo incubo, finalmente alle spalle.

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