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Se non fosse stata così giovane e bella, cos’avremmo scritto di Lisa Digrisolo?

Attraversava i binari con le cuffie in testa, non ha sentito arrivare il treno ed è stata travolta.Era bella, giovane, studiava e faceva la modella nel tempo libero. E proprio perché bellissima, il trattamento riservatole dai giornali è stato diverso. E così, un incedente, una tragica fatalità, assume invece i contorni della peggiore ingiustizia, con editorialisti che cercano di analizzare il motivo per cui la ragazza stesse attraversando i binari con le cuffiette in testa, a cosa pensasse. Se fosse successo a un ragazzino un po’ più buffo e bruttino, avremmo letto gli stessi articoli e le stesse considerazioni?
A cura di Charlotte Matteini
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Una tragica fatalità, non si può che definire così la morte di Lisa Digrisolo, la modella diciottenne investita ieri mattina da un Frecciarossa in transito alla stazione di Milano Certosa. Attraversava i binari con le cuffie in testa, non ha sentito arrivare il treno ed è stata travolta. A nulla sono valsi i soccorsi, la ragazza è morta sul colpo.

Sarò disumana, magari anche priva di umana pietas, ma davvero faccio fatica a capire come la morte di una giovane ragazza, avvenuta per un tragico gioco del destino, possa riscuotere l'attenzione della stampa nazionale. La notizia, non avesse coinvolto una fotomodella di 18 anni, ma un ragazzino magari un po' più bruttino o disgraziato, avrebbe attirato la stessa attenzione? Probabilmente no, un trafiletto in cronaca locale sarebbe stato più che sufficiente.

"Ci si mette le cuffiette, parte la musica, volume alto e tutto quello che sta attorno quasi scompare o diventa più accettabile. Succede anche a voi? Ci sembra di essere in grado di fare il montaggio alla realtà. La sua mente in viaggio, il suo corpo sarà stato pieno di sensazioni, il mondo intorno ovattato. E andava di fretta, forse, come sempre in quel tratto. Immagino questa ragazza morta per un eccesso di voglia di fantasia e musica quando perderci, non accorgerci di nulla, sentire solo quello che abbiamo dentro, è l'unica cosa che desideriamo davvero", scrive Roberto Saviano.

Aveva le cuffiette, quindi sognava. Una vittima della fantasia, Lisa Digrisolo, morta tragicamente mentre cercava di evadere dai propri pensieri, ascoltando musica ad alto volume. La domanda che mi pongo è una, ed è semplice: ma se non si fosse trattato di una giovane e bellissima ragazza, gli editorialisti alla Saviano avrebbero utilizzato parte del proprio tempo per scrivere un editoriale dedicato alla vicenda? Se la ragazza investita dal Frecciarossa Torino – Napoli non fosse stata così giovane e bella, avremmo assistito al profluvio di articoli, gallery fotografiche ed editoriali di cordoglio intrisi di melensa retorica, quasi fosse un'eroina nazionale morta al fronte?

Insomma, quanto pesa la bellezza di fronte alla morte? E' quasi accecante da quanto è lampante che il cordoglio riservato alla morte di una bella ragazza sia stato oggettivamente diverso. Un banale incidente, perché di questo, purtroppo, semplicemente si tratta, diventa meritevole di essere raccontata facendo leva sui buoni sentimenti, sulla bellezza che si spegne, sulla giovane vita piena di sogni e di speranze che all'improvviso si spezza. E così, la penna si intinge in un fiume di stucchevole ampollosità e ci restituisce schiere di commenti, analisi ed editoriali non richiesti.

Una considerazione, molto cruda e cruenta: bellezza e morte sono un connubio indissolubile. Bellezza e morte vanno a braccetto da sempre. Bellezza e morte vendono, vendono molto di più rispetto all'ordinarietà. Per questo diamo a una notizia del genere molta più importanza e rilevanza. Il motivo sta tutto lì, da nessun'altra parte.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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