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Scontri pre Inter-Napoli: spunta il nome di un altro capo ultrà nerazzurro coinvolto nell’agguato

Proseguono senza sosta le indagini per cercare di ricostruire quanto accaduto prima della partita tra Inter e Napoli lo scorso 26 dicembre: ascoltato nella notte lo storico capo del gruppo Viking, dopo l’interrogatorio al “Rosso”, capo dei Boys Sun. Spunta l’ipotesi di un doppio investimento ai danni dell’ultrà morto in quella sera Belardinelli.
A cura di Chiara Ammendola
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Iniziano a prendere direzioni ben precise le indagini sulla morte di Daniele Belardinelli, l'ultrà del Varese morto durante gli scontri di via Novara prima del match Inter-Napoli del 26 dicembre. La scorsa notte è stato infatti ascoltato per ore in questura a Milano il leader dei Viking, storico gruppo della tifoseria nerazzurra. Sarebbe stato lui a fornire dettagli fondamentali per la ricostruzione di quanto accaduto nei momenti che hanno preceduto la morte di "Dede" Belardinelli. Il suo nome è stato fatto da uno dei tre ultras arrestati subito dopo gli scontri di mercoledì scorso, "il Gigante", 21enne ultrà che avrebbe fornito anche un altro nome "importante", quello del Rosso, indicato come uno degli organizzatori di quell'agguato ai tifosi del Napoli.

Belardinelli forse investito due volte

È grazie anche ai loro racconti che gli investigatori stanno facendo luce su quanto accaduto: secondo alcune ipotesi infatti Belardinelli potrebbe essere stato colpito da più auto, una che l'ha urtato facendolo dunque cadere e un'altra che l'ha invece investito, non si sa se di proposito o meno, tanto che la questura sta indagando per omicidio volontario. Ipotesi e ricostruzioni che iniziano a delinearsi anche attraverso la descrizioni di quei tragici momenti fornita proprio dai due capi-ultras. Proprio il Rosso, che è già indagato per rissa aggravata e lesioni, potrebbe ricevere oggi la notifica di misura cautelare. Mentre il gip Guido Salvini, che ha disposto il fermo in carcere per i tre ultras arrestati, tra cui il Gigante, ha sottolineato nell'ordinanza come quella di mercoledì scorso sia stata "un’azione di stile militare, preordinata e avvenuta a distanza dallo Stadio Meazza".

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