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Tifoso dell'Inter morto dopo la partita con il Napoli

Scontri Inter-Napoli, capo ultrà condannato ad un anno e mezzo di sorveglianza speciale

Nino Ciccarelli, già condannato per rissa aggravata a 3 anni e 8 mesi per gli scontri dello scorso 26 dicembre 2018 prima di Inter-Napoli durante i quali era morto il tifoso Daniele Belardinelli, è stato condannato anche ad un anno e sei mesi di sorveglianza speciale dalla Sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Milano.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Il Tribunale di Milano ha inflitto un anno e sei mesi di sorveglianza speciale per Nino Ciccarelli, lo storico capo del gruppo "Viking" della curva dell'Inter. Ciccarelli era stato già condannato per rissa aggravata a tre anni e otto mesi con rito abbreviato per gli scontri dello scorso 26 dicembre 2018 prima di Inter-Napoli, durante i quali era morto l'ultrà Daniele Belardinelli. La decisione della Sezione Misure di Prevenzione del tribunale meneghino, presieduta da Fabio Roia. Respinta la richiesta di un ulteriore inasprimento della pena, ovvero della sorveglianza speciale per tre anni con annesso obbligo di soggiorno e divieto di avvicinamento ai luoghi di manifestazioni sportive. Secondo i giudici, infatti, l'obbligo di soggiorno nei confronti del capo dei Viking, difeso dal legale Mirko Perlino, andrebbe a costituire una "inutile compressione di una libertà fondamentale", mentre per quanto riguarda il divieto di avvicinamento agli studi, hanno spiegato, la misura è stata considerata superflua in quanto Ciccarelli risulta già colpito da un Daspo di otto anni.

Si avvia dunque a conclusione la vicenda giudiziaria iniziata nel giorno di Santo Stefano del 2018. Lo scorso 20 marzo erano arrivate le condanne per rissa aggravata per cinque dei sei ultras che avevano partecipato agli scontri del 26 dicembre. La condanna più alta l'aveva ricevuta proprio Nino Ciccarelli, mentre un altro capo ultras dell'Inter, Marco Piovella detto "il rosso", era stato condannato a due anni e dieci mesi di reclusione. L'unico dei sei ultras che invece aveva collaborato alle indagini, Luca Da Ros, aveva scelto invece di patteggiare ed era stato condannato ad un anno e sei mesi.

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