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Scarcerato dopo 5 anni e mezzo il ragazzo che uccise il vigile Niccolò Savarino, a Milano

Remi Nikolic, il ragazzo che nel 2012, quando era minorenne, a bordo di un suv rubato investì e uccise l’agente della polizia locale di Milano Niccolò Savarino, potrà lasciare il carcere. Dopo 5 anni e mezzo i giudici hanno infatti accolto la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali, presentata dal suo avvocato. Coro di polemiche bipartisan: “È indecente”, dice la consigliera Silvia Sardone. L’assessore Carmela Rozza: “Una vergogna”.
A cura di Francesco Loiacono
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Nel gennaio del 2012, quando non aveva ancora 18 anni, a bordo di un suv rubato investì e uccise l'agente della polizia locale di Milano Niccolò Savarino. Adesso, dopo 5 anni e mezzo passati nel carcere minorile Beccaria, Remi Nikolic ha ottenuto l'affidamento in prova ai servizi sociali e ha lasciato la sua cella. La decisione del tribunale per i minorenni del capoluogo lombardo ha già provocato le prime polemiche: "È semplicemente indecente – ha affermato la consigliera comunale di Forza Italia, Silvia Sardone – Siamo arrivati a un livello di ingiustizia tale che un assassino dopo soli 5 anni è già libero. Con che coraggio possiamo parlare di giustizia in questo caso? La vita umana sembra non valere nulla per alcuni giudici e l'impunità per reati gravissimi rischia di essere una costante e non un'eccezione".

Nikolic è stato condannato in via definitiva a 9 anni e 8 mesi

Va detto che Nikolic, che oggi ha 23 anni, per l'omicidio del vigile era stato condannato in via definitiva a nove anni e otto mesi di carcere dalla Cassazione, che nel 2015 aveva confermato la sentenza con cui la Corte d'Appello aveva ridotto la condanna inflitta dal tribunale in primo grado (15 anni). Il ragazzo, quindi ha già scontato in carcere oltre metà della pena. Durante la detenzione non ha mai causato problemi, ha studiato conseguendo il diploma di terza media e ha partecipato a una serie di attività formative, svolgendo anche il lavoro esterno in un'associazione teatrale.

Comportamenti che hanno convinto i giudici della volontà di cambiare da parte del ragazzo, e li hanno spinti ad accogliere l'istanza di affidamento in prova fatta dall'avvocato del giovane, David Russo. Nikolic, cui erano state riconosciute le attenuanti generiche già in primo grado per via dell'ambiente familiare in cui era cresciuto (era nato in carcere a Parigi, dove era detenuta la madre), secondo i giudici ha iniziato "un processo introspettivo di rielaborazione del reato, mostrando un autentico bisogno di riparazione pur nella consapevolezza dell'irreparabilità delle conseguenze del suo gravissimo gesto". Adesso potrà avere la sua occasione per riscattarsi, continuando a frequentare l'ambiente lavorativo e artistico in cui ha ottenuto lusinghieri risultati. Vivrà gratuitamente in un alloggio messogli a disposizione dal socio fondatore dell'associazione, ma dovrà proseguire i colloqui psicologici e attenersi alle prescrizioni imposte.

L'assessore Rozza: "La scarcerazione è una vergogna"

Dall'altra parte, la decisione dei giudici ha provocato polemiche bipartisan: "Già la sentenza era stata vergognosa, condannando Nikolic a soli 9 anni e 8 mesi ma ora questa scarcerazione è un ennesimo duro colpo per la famiglia Savarino", ha affermato Silvia Sardone. Le ha fatto eco poco dopo l'assessore alla Sicurezza di Milano Carmela Rozza, del Pd: "È una vergogna che un efferato assassino possa riprendere una vita fuori dal carcere dopo soli 5 anni. Quello dell’agente Savarino è stato un crimine estremamente feroce, di una violenza inaudita, con una fuga all’estero per sfuggire alla giustizia e alle responsabilità, fermata solo dalla prontezza e dal lavoro di indagine della Polizia Locale. Quanto meno – ha concluso l'assessore – mi sarei aspettata che l’omicida, che non ha avuto nessun rispetto per la vita umana, scontasse la pena, già poco severa, nella sua totalità".

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