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Salvini e l’autista multati per eccesso di velocità: anziché pagare la Lega fa ricorso

Lo scorso novembre l’auto in cui viaggiavano il segretario leghista e il suo autista è stata multata per eccesso di velocità. Salvini ha però incaricato i legali del Carroccio di fare ricorso: il suo ruolo istituzionale e presunti rischi sulla sua sicurezza gli consentirebbero di eludere i limiti. Motivazioni che suonano come quei privilegi che, almeno a parole, Salvini combatte.
A cura di Francesco Loiacono
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Premessa: nel clima di campagna elettorale in vista delle prossime amministrative i colpi bassi sono sempre all'ordine del giorno, come sa bene Beppe Sala. Ed è dunque da prendere con le dovute attenzioni una vicenda che si è svolta tra novembre e marzo, ma che viene tirata fuori adesso dal Fatto quotidiano. Si tratta di un ricorso presentato dai legali del Carroccio contro una multa elevata all'autista di Matteo Salvini, Aurelio Locatelli, a sua volta candidato alle Comunali milanesi del prossimo 5 giugno assieme al segretario leghista.

Salvini e l'autista multati lo scorso novembre

Locatelli e Salvini, lo scorso 9 novembre, sfrecciavano lungo viale Fermi (vicino alla sede del Carroccio) a 87 chilometri orari, 17 in più rispetto al limite. Gli autovelox fissi installati sulla strada hanno scattato la foto di prima mattina: da qui un verbale di 165 euro. Apparentemente incontestabile, e invece no: perché, secondo il quotidiano, proprio lo stesso segretario leghista, capolista alle Comunali e quindi in corsa per amministrare Milano a sostegno di Stefano Parisi, avrebbe dato mandato agli avvocati della Lega di presentare ricorso, depositato lo scorso 11 marzo.

Il ricorso per presunti rischi legati alla sicurezza del segretario leghista

Sono tanti i cittadini milanesi che lo hanno fatto, specie contro l'impennata di multe dovuta all'installazione di sette nuove postazioni autovelox fisse. Ma a far storcere il naso, in questo caso, sono le motivazioni addotte dagli avvocati del Carroccio: gli incarichi istituzionali di Salvini e presunti "rischi" legati alla sicurezza personale del segretario del Carroccio, che sarebbe giustificato (con la sua auto) a eludere limiti e divieti quando affiancato o preceduto dalle vetture della polizia. Al di là del fatto che queste ragioni sussistano o meno (e sarà il prefetto a decidere in merito), resta la sgradevole impressione che il ricorso sia uno di quei privilegi dei politici che proprio Salvini, con la Lega tutta, combatte almeno a parole nei suoi applauditi interventi in chiave populista. Ci sono poi altre due questioni: una riguarda la coerenza del segretario del Carroccio, che sei mesi fa aveva criticato Napoli e la sua amministrazione definendola "capitale delle multe evase" e ora cerca una scorciatoia per non pagare le sanzioni. La seconda invece riguarda un dettaglio non da poco conto: sempre secondo il Fatto quotidiano, quando l'auto di Salvini è stata multata non c'era alcuna pattuglia di scorta né accanto né davanti. E allora ecco che un'intera parte del ricorso risulterebbe del tutto infondata.

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