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Rsa, anziano incontra dopo 3 mesi la famiglia: “Finalmente ci vediamo, anche se dietro a un vetro”

A Brescia Fanpage.it ha assistito all’incontro distanziato tra Aldo, un signore di 85 anni, e suo figlio e nuora. In attesa di potersi riabbracciare quando l’epidemia sarà finita, i familiari possono finalmente vedersi di persona anche se separati da una barriera di vetro. “Chiudere prima dell’ordinanza regionale è stata una decisione difficile, col senno di poi abbiamo fatto bene”, ricorda la direttrice della Fondazione Casa di Dio Onlus.
A cura di Simone Gorla
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Dopo mesi di lockdown e più di 33mila morti per il coronavirus, l'Italia cerca un faticoso ritorno alla normalità. Le Rsa, che sono state l'epicentro della tragedia, sono ancora chiuse ma alcune di queste hanno iniziato a permettere ai familiari di avere colloqui con i propri cari attraverso un vetro.

Brescia, anziano in Rsa rivede la sua famiglia dopo tre mesi

A Brescia Fanpage.it ha assistito all'incontro distanziato tra Aldo, un signore di 85 anni, e suo figlio e nuora. In attesa di potersi riabbracciare, i familiari possono finalmente vedersi di persona anche se separati da una barriera. "È limitante ma almeno così si mantiene la relazione, per me è importante ma credo anche per lui", spiega il figlio del signor Aldo,"è dura non poterlo abbracciare, queste settimane sono state faticosissime. Noi abitiamo vicino al Civile di Brescia, l'afflusso delle ambulanze era continuo, sirene dalla mattina alla sera".

La direttrice della struttura: Chiudere è stato molto difficile, ma abbiamo fatto bene

"L'ultimo pomeriggio in cui i familiari sono usciti sapendo che poi avremmo chiuso è stato un momento molto difficile emotivamente, perché sono usciti piangendo", ricorda Stefania Mosconi, direttore generale della Fondazione Casa di Dio Onlus. "È stato difficile anche per noi: con la nostra decisione, che ha anticipato quella regionale, sapevamo di essere stati noi l'origine di questa sofferenza. Come direzione abbiamo ricevuto non poche lamentale e reclami, col senno di poi quasi tutti ci hanno richiamato dicendo ‘avevate ragione'". L'augurio della direttrice generale è che non vengano ripetuti gli errori commessi in questa emergenza, "una cosa che non ho compreso nella fase iniziale era la difficoltà a reperire i dispositivi di protezione, dovuta al fatto che le Rsa non erano considerate strutture ospedaliere.

L'educatrice: Ospiti separati dai loro cari, impatto emotivo forte

"Quando abbiamo iniziato a indossare la mascherina gli ospiti ci hanno chiesto cosa fosse successo", racconta la caposala Elisabetta Bertalot, "abbiamo cercato di spiegare cosa accadeva al di fuori della struttura. Ma devo dire che dopo tutto questo tempo ci si abitua". La casa di riposo ha dovuto cambiare tutto, inventare nuovi sistemi per mettere in contatto gli anziani e le loro famiglie. "Prima c'erano solo le videochiamate, ora abbiamo iniziato a organizzare questi incontri per gli ospiti che capiscono di più. Le persone cognitivamente competenti l'impatto è stato più forte: c'era chi si arrabbiava, chi si sentiva abbandonato", sottolinea Ottavia Ranaldo, educatrice sanitaria della struttura.

(hanno collaborato Carla Falzone e Simone Giancristofaro)

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