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Covid 19

Ritardi nei tamponi e cittadini costretti a casa, Medicina Democratica diffida Regione Lombardia

Medicina Democratica, movimento di lotta che tutela il diritto alla salute di cittadini e lavoratori, ha diffidato Regione Lombardia per non aver garantito in modo tempestivo tamponi e test sierologici ai lombardi costringendo i cittadini a rimanere in casa o a rivolgersi a strutture private. “Occorre risolvere una situazione insostenibile, che vede coinvolte migliaia di persone, impossibilitate a riprendere le proprie attività lavorative e professionali”, la denuncia di Vittorio Agnoletto.
A cura di Redazione Milano
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Test sierologici nei comuni della Lombardia
Test sierologici nei comuni della Lombardia
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Medicina Democratica diffida la Regione Lombardia a causa dei ritardi nell'effettuazione di test sierologici e tamponi ai tantissimi cittadini che ne hanno fatto richiesta e che per questo sono rimasti "prigionieri in casa". "Occorre risolvere in tempi rapidi una situazione insostenibile, che vede coinvolte migliaia di persone, impossibilitate di fatto a riprendere le proprie attività lavorative e professionali e la vita sociale per i ritardi e le difficoltà per l’effettuazione dei tamponi COVID-19 e dei test sierologici",  ha spiegato Vittorio Agnoletto, responsabile scientifico dell’Osservatorio Coronavirus, medico e professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano. All'Osservatorio Coronavirus, creato da Medicina Democratica e dalla trasmissione radiofonica sulla salute 37e2, in onda tutti i giovedì su Radio Popolare, sono giunte numerose segnalazioni di cittadini obbligati a restare chiusi in casa, in attesa di test e/o tamponi che non vengono effettuati dalle Ats lombarde: "Tutto ciò provoca un pesante disagio psicofisico, e un aggravio economico sia per i singoli che per la collettività, che di fatto si trova a dover sostenere i costi del mancato rientro al lavoro, in termini previdenziali e assistenziali", conclude Agnoletto.

Le richiesta alla Regione Lombardia a tutela dei cittadini

Per questo Medicina Democratica ha fatto anche richiesta di rimborso totale dei costi sostenuti dai cittadini per l’effettuazione dei tamponi e test sierologici presso strutture private, alle quali sono stati e sono tuttora costretti a rivolgersi. Nello specifico sono quattro le richieste mosse nella diffida: garantire la tempestiva effettuazione dei tamponi e dei test sierologici e la tempestiva comunicazione dei risultati alle persone appartenenti a tutti i gruppi sopra indicati; modificare il portale di accesso dei MMG, prevedendo l’effettuazione del tampone e del test sierologico per coloro che sono stati segnalati dal medico di base come “casi sospetti” prima dell’11/5; rimborsare l’intero costo sostenuto da coloro che, a causa della mancata disponibilità di strutture pubbliche, sono stati costretti a rivolgersi a strutture private per l’effettuazione del test sierologico e/o del tampone e risarcire il danno subito dai singoli cittadini, a causa dei predetti ritardi, in termini di perdita totale o parziale di retribuzioni.

I quattro gruppi di persone che non hanno ricevuto sostengo dalle Ats

Inoltre nella nota diffusa dalla cooperativa che si occupa della tutela del diritto alla salute di cittadini e lavoratori si legge che sono quattro i gruppi di cittadini coinvolti in "questa reclusione domiciliare sine certa die":
1) coloro che sono stati accertati come positivi al COVID-19 prima dell’11 maggio u.s. sono dichiarati guariti dopo 14 giorni di clinica silente e previo doppio tampone negativo a 24 ore di distanza, esami per i quali si riscontrano notevoli ritardi;
2) i cittadini posti in isolamento domiciliare fiduciario prima dell’11/5/2020 perché considerati “casi sospetti”, ma che non erano mai stati sottoposti a tampone. Secondo quanto definito dalla Regione per costoro l’isolamento si conclude, dopo 14 giorni di clinica silente o, per coloro che erano asintomatici ma venuti in contatto con una persona Covid positiva, dopo 14 giorni dall’ultimo contatto. Questa indicazione non fornisce al medico competente e al datore di lavoro alcuna specifica garanzia diagnostica della mancanza di contagiosità, essendo dimostrati casi di persone che sono risultate positive al tampone anche dopo 30 giorni trascorsi in assenza di sintomi. Molti lavoratori in queste condizioni hanno dovuto prolungare l’assenza dal lavoro. Per sbloccare la situazione il loro medico di medicina generale (MMG) ha richiesto all’ATS il test sierologico, al quale deve seguire, in caso di positività, un successivo tampone, ma i tempi di attesa per il test
sierologico e l’eventuale tampone anche in questo caso risultano estremamente lunghi;
3) i casi sospetti, segnalati dopo l’11 maggio u.s. hanno la possibilità di effettuare direttamente il tampone su prescrizione del MMG. In caso di tampone negativo, vengono rimandati alla valutazione del medico di famiglia mentre, in caso di tampone positivo, vengono considerati come casi accertati e sono riammessi nella vita sociale, ovvero sul luogo di lavoro, solamente previa effettuazione di due tamponi negativi. Anche in questa situazione, si sono riscontrati ritardi nella effettuazione dei due tamponi finalizzati alla riammissione al lavoro e alla vita sociale e, in caso di riscontro di positività ad uno di questi, un ulteriore ritardo nella programmazione e nell’effettuazione di quelli successivi e nella comunicazione dell’esito. In conseguenza di ciò, molti cittadini, si sono dovuti rivolgere per fare tali esami presso strutture private;
4) non possiamo dimenticare poi il grave ritardo che si è verificato nell’effettuazione dei tamponi e dei test ai medici e agli operatori socio-sanitari con pesante pregiudizio per la loro salute e per il buon funzionamento del servizio sanitario regionale.

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