Risultati elezioni politiche, Milano non è l’Italia (nel bene e nel male): Pd vince, ma solo in centro
Milano non è l'Italia. E il centro di Milano, in particolare, si conferma un'entità a sé. I risultati delle elezioni Politiche in città restituiscono un'immagine che, confrontata col resto del Paese (ma anche della Regione e delle periferie cittadine), sembra essere quasi capovolta. Come se si trattasse di un vero e proprio ecosistema diverso che, incurante delle istanze che arrivano dal resto del mondo, rimane chiuso su se stesso, impermeabile. Milano non è l'Italia nel bene e nel male: nel bene, se si vuole vedere con ottimismo al fatto che nel cuore della città locomotiva d'Italia i populismi (ma sono poi tutti da bollare negativamente?) non attecchiscono, o per lo meno attecchiscono meno che altrove. Nel bene se si considera che nel cuore della metropoli forse più all'avanguardia d'Italia la lista + Europa di Emma Bonino, alfiera di battaglie all'avanguardia sul tema dei diritti civili e delle libertà, prende oltre l'8 per cento dei voti, mentre il Pd che nella legislazione appena trascorsa ha prodotto leggi come le unioni civili resta il primo partito col 27 per cento delle preferenze.
Ma il dato lo si può leggere anche in chiave negativa: guardando i collegi uninominali in cui era divisa la città alla Camera (sei, considerando anche quello che comprende Sesto San Giovanni e la periferia nord), appare chiaramente il quadro di un centro città a guida dem circondato dalle forze politiche che hanno vinto indubbiamente queste elezioni. Bruno Tabacci, Mattia Mor e Lia Quartapelle, che hanno conquistato i loro collegi nel centro e semicentro, sono letteralmente accerchiati dalle periferie a guida Lega e centrodestra: il leghista Igor Iezzi trionfa nel collegio uninominale 8 (periferia nord ovest della città), a sud-est (collegio 14) vince Federica Zanella, a nord (collegio 9) vince Guido della Frera. E in tutti i collegi periferici il Movimento 5 stelle, contenuto nel centro città, supera ampiamente il 20 per cento dei consensi.
Il centro di Milano: roccaforte sotto assedio o sistema autoreferenziale chiuso all'esterno
Discorso simile e ancora più emblematico per quanto riguarda il Senato. Nei collegi uninominali l'unico finito al centrosinistra è quello nel centro città, Milano 1, con l'affermazione dell'ex condirettore de "L'Espresso" Tommaso Cerno. Una goccia in un mare colorato di verde leghista e azzurro forzista: tutti gli altri collegi della città e dell'hinterland sono finiti al centrodestra. Il centro di Milano, quindi, può essere visto come una roccaforte sotto assedio. Ma anche come un sistema autoreferenziale che si rifiuta di ascoltare le istanze che provengono dalle zone meno sviluppate della città, quelle periferie che dovevano essere l'ossessione del sindaco Beppe Sala, ma che evidentemente non si sentono adeguatamente rappresentate dalla politica, a livello cittadino e nazionale. E così, in qualche modo, il centro di Milano finisce con l'essere il simbolo di tutto il Pd, compiaciuto per le battaglie portate avanti, ma abbandonato dalla gente perché incapace di ascoltarne le istanze: "Non sono momenti in cui si può ricorrere a esercizi verbali: per la sinistra è stata una dura sconfitta", ha detto il sindaco di Milano Sala, che però ha voluto ancora vedere il bicchiere mezzo pieno, sottolineando come in città il Pd sia "saldamente il primo partito: se sommiamo i voti del centrosinistra con quelli di LeU, non è che si vada tanto distante dai voti che ho preso io alle amministrative del 2016. Parto dalla semplice constatazione che aver fiducia nel buon governo, vicino alla gente, in qualche modo è riconosciuto". Ma, stando alle sue parole, il suo buon governo per ora è stato più vicino alla gente del centro di Milano che a quella delle periferie.