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Riconosce il cadavere del fratello e lo fa seppellire: dopo due anni scopre che è vivo

L’incredibile vicenda sarebbe avvenuta a Milano: nel gennaio 2013 il cadavere di un clochard fu identificato dalla polizia locale. Il fratello, forse suggestionato dalla somiglianza fisica, lo riconobbe e lo seppellì. Dopo due anni la scoperta: l’uomo sepolto non è suo fratello, che è vivo e si trova in carcere a Sanremo.
A cura di Francesco Loiacono
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Una vicenda che ha dell'incredibile quella che sarebbe avvenuta a Milano e raccontata da Repubblica. Un uomo, Alviero Polacco, per ben due anni è stato ritenuto morto da polizia locale, Comune e persino dal fratello Roberto, che lo aveva fatto seppellire nel cimitero ebraico. La persona sepolta, però, non è lui: Alviero Polacco è infatti vivo e si trova nel carcere di Sanremo, completamente all'oscuro, almeno fino ad adesso, di quanto accaduto.

La vicenda – piena di piccole discrepanze e da verificare in quanto ancora non oggetto di una ufficiale inchiesta da parte della magistratura – è iniziata il 12 gennaio 2013, quando una turista inglese aveva trovato il corpo senza vita di un clochard di fronte a Palazzo Cusani, in via Brera. L'uomo era senza documenti ma la polizia locale di Milano l'aveva identificato con certezza in Alviero Polacco, nato in Svizzera il 18 giugno 1945. Erano partite le procedure di rito, e già il 13 gennaio il Comune di Milano aveva emesso il certificato di morte. Il fratello di Alviero, Roberto, di 60 anni, era stato chiamato in obitorio per il riconoscimento del cadavere. Forse suggestionato dalla certezza dell'amministrazione comunale, nonché da una marcata somiglianza della persona morta con il fratello – che non vedeva da 10 anni -, Roberto aveva affermato che l'uomo morto potesse essere il fratello, che aveva scelto di fare il vagabondo e aveva cessato qualsiasi contatto con la famiglia.

L'uomo morto non era circonciso

Certo, qualche dettaglio non coincideva. La famiglia Polacco è infatti ebrea, ma Alviero non era circonciso. Il fratello Roberto però fornisce una valida giustificazione – Alviero è nato nei giorni della caduta del nazismo, forse i genitori, profughi fuggiti dall'Italia, non avevano avuto il tempo di compiere l'intervento – e il cadavere, dopo essere stato circonciso, viene sepolto nel cimitero ebraico. Qui, per due anni, Roberto e il figlio di Alviero fanno visita a quello che ritengono essere il loro parente defunto. Parole di conforto arrivano persino dal sindaco, Giuliano Pisapia: "Sono addolorato per quello che è successo. So bene che non vi possono essere parole di conforto. L’amministrazione sta facendo tutto il possibile per aiutare le persone senza fissa dimora".

Il telegramma dal carcere

Il colpo di scena arriva però dal carcere di Sanremo: è da qui che parte un telegramma indirizzato a Roberto Polacco, per chiedere informazioni sulla situazione pensionistica del fratello. Roberto dopo due anni scopre così che Alviero è in realtà recluso per furto e ricettazione di opere d'arte. I due si incontrano dopo dieci anni, e Roberto racconta al fratello l'incredibile vicenda che lo vede ignaro protagonista.

Adesso, Roberto Polacco e il suo legale si preparano a chiedere giustizia per l'incredibile scambio di persona, ipotizzato per primo dal settimanale Giallo: "Abbiamo fatto formale richiesta di accesso agli atti, per capire come una cosa tanto grave sia potuta succedere – dice l'avvocato Domenico Musicco -, non escludiamo poi di rifarci, in sede penale o civile, nei confronti del Comune. Il mio assistito ha subito un grave danno morale. È stato erroneamente portato a pensare per due anni che il fratello fosse deceduto".

In attesa degli atti e dell'eventuale inchiesta da parte della magistratura, resta la tristezza al pensiero che la persona sepolta al posto di Alviero Polacco non abbia identità, né famigliari che lo piangano.

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