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Riapre il Camparino in Galleria: la storia del bar simbolo dell’aperitivo milanese

Riapre a Milano dopo un restyling lo storico ‘Camparino’ in Galleria, uno dei bar simbolo dell’aperitivo milanese. Una storia iniziata con la costruzione della stessa Galleria Vittorio Emanuele II. Nel 1867, subito dopo l’inaugurazione, Gaspare Campari ha aperto un ristorante-bottiglieria. Davide Campari nel 1915 ha avviato il locale che, cambiando più volte nome e insegna, ha attraversato un secolo di storia della città. Ora è tornato in gestione al gruppo Campari, che ha affidato il locale a Tommaso Cecca e il menù a Davide Oldani.
A cura di Simone Gorla
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Il bar del Camparino in Galleria (Foto LaPresse)
Il bar del Camparino in Galleria (Foto LaPresse)

Riapre i battenti dopo il restyling il ‘Camparino' all'angolo tra la Galleria Vittorio Emanuele II e piazza Duomo. Uno dei bar simbolo dell’aperitivo milanese ha attraversato, con diversi nomi e insegne, oltre un secolo di storia della città. Ora è tornato in gestione al gruppo Campari, che ha affidato il locale a Tommaso Cecca e il menù a Davide Oldani.

Riapre il ‘Camparino', il bar simbolo dell'aperitivo milanese

La storia del ‘Camparino' inizia con la costruzione della Galleria stessa. Nel 1867 Gaspare Campari apre un ristorante-bottiglieria nella via coperta appena inaugurata alla presenza del re. La famiglia abita nello stesso stabile e qui il 17 novembre 1867 nasce Davide Campari, primo cittadino milanese a nascere in Galleria. Sarà lui nel 1915 ad aprire il bar Camparino, nell'angolo opposto. Un locale all'avanguardia, in cui un impianto idraulico garantiva un flusso continuo di seltz ghiacciato dallo scantinato fino al bancone di mescita. A metà anni Venti viene sostituito l’originale arredo del bar, in stile Impero, con l’arredo Liberty dell’ebanisteria di Eugenio Quarti, con le decorazioni floreali che richiamano lo stile klimtiano del pittore Angelo d’Andrea e dell’artigiano del ferro Alessandro Mazzuccotelli.

L'arrivo del gruppo Zucca, la guerra e il caffè Miani

L'assetto del locale cambia nel 1940 quando il gruppo Zucca rileva il pacchetto azionario. La guerra però ferma gli affari e colpisce anche la Galleria, che nelle notti del 13 e del 15 agosto viene bersagliata dai bombardamenti aerei degli Alleati. Tra le due guerre un sarto pugliese, Guglielmo Miani, rileva la licenza del bar Zucca. Nell'ottobre 1983 viene sottoscritto un accordo fra la Società Davide Campari-Milano Spa e la Esercizi Galleria S.a.S. , con il quale viene concesso la facoltà di utilizzare il nome ‘Camparino' come insegna del bar-caffè in Galleria. L’accordo prevede l’istallazione di nuove insegne recanti il nome ‘Camparino' al posto di quelle dello Zucca. Sono gli anni rampanti della ‘Milano da bere' e del benessere, in cui dilaga la moda dell'aperitivo milanese.

Gli anni della Milano da Bere: morte e rinascita del ‘Camparino'

Nel gennaio 1990 il caffè si amplia e incorpora i locali della adiacente ex Libreria dello Stato. Il 3 dicembre viene stipulato un contratto di licenza con il quale viene concesso a Caffè Miani il diritto di usare sino al 31 dicembre 1995 il marchio ‘Camparino'. Il 30 gennaio 1996 viene presentata richiesta di cessazione delle insegne pubblicitarie. Iniziano i lavori per sostituire le insegne con "Zucca in Galleria". Il Corriere della Sera titola "muore il Camparino". Sedici anni più tardi la rinascita: nel 2012 ritorna in Galleria il ‘Camparino', con l'insegna firmata da Ugo Nespolo.

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L'ultimo restyling

L'ultimo capitolo della storia inizia il 10 luglio 2017 quando viene presentata al Comune di Milano la richiesta di rinnovo della concessione da parte del concessionario ‘Caffè Miani srl' e di ‘Davide Campari-Milano spa'. Le due società raggiungono un accordo che prevede l'impegno di Campari ad acquisire le quote della Caffè Miani "per consolidare in un unico soggetto l'esperienza nelle conduzione dell'attività, la storicità della denominazione del locale e il respiro internazionale del marchio Campari". Ora l'ultimo restauro firmato dall’architetto Piero Lissoni, che ha rinnovato gli spazi pur mantenendo lo stile art nouveau del bar al piano terra.

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