Ressa all’asta delle case Aler: si presentano in 200. Proteste all’esterno

Erano in duecento, mercoledì mattina, nella sede Aler di viale Romagna a Milano, per la vendita all'asta di alcuni alloggi popolari di proprietà dell'ente. "C’è stata un'accanita compravendita, con anche più offerte per le stesse unità immobiliari. Qualcuno è persino scoppiato a piangere per la felicità di essere riuscito a comprare finalmente una casa sua", hanno spiegato dall'Aler. La politica di dismissione di parte del patrimonio di proprietà dell'ente si è resa necessaria per coprire il buco di bilancio dell'Aler, che si aggirerebbe sugli 80 milioni di euro. Dalla vendita di alcuni immobili, nel triennio 2015-2018, l'Aler dovrebbe ricavare circa 450 milioni di euro.
Tra i presenti all'asta di mercoledì anche molti stranieri. L'appuntamento verrà replicato, anche se ancora non si conosce con precisione una data. Le case all'asta sono molto appetibili perché inserite in contesti popolari dove la maggior parte delle famiglie è proprietaria, con minor rischio dunque per situazioni come occupazioni abusive e degrado.
All'esterno monta la protesta
Mentre, all'interno, si assisteva a rilanci o offerte, all'esterno è montata la protesta di un centinaio di manifestanti di centri sociali e comitati per il diritto alla casa. La vendita degli alloggi popolari in questo caso viene vista come l'ennesimo sopruso compiuto ai danni dei cittadini, da parte di una politica affarista e che non paga per i propri errori di gestione. In molti striscioni si sottolineava anche come la vendita di case dell'Aler fosse una sorta di ricatto ai danni degli affittuari, "invitati" a comprare le proprie abitazioni per non dover correre il rischio di essere trasferiti altrove. Sul punto, però, Aler ha precisato: "Gli inquilini delle case popolari non partecipano a quest’asta perché per loro è previsto un canale preferenziale, con uno sconto sul prezzo di mercato molto maggiore, di circa il 40 per cento".