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Regione Lombardia: sì al Family day, no al Gay Pride. Fontana: “Manifestazione divisiva”

Polemiche dopo alcune dichiarazioni del governatore della Lombardia Attilio Fontana: “Gay pride manifestazione divisiva che per questo non va sostenuta”, ha affermato, annunciando che la Regione sosterrà invece il Family day: “Fontana sbatte la porta in faccia ai diritti civili”, ha detto la consigliera dei 5 stelle Monica Forte. Altre polemiche su un’affermazione di Fontana sulle poche donne al Pirellone: “Molte che vengono messe in lista non hanno una grande volontà di impegnarsi”.
A cura di Francesco Loiacono
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Lo avevano definito un moderato, ma nessuno probabilmente si aspettava che Attilio Fontana, neo governatore leghista della Lombardia, avrebbe sconfessato le politiche e i valori portati avanti negli ultimi anni dal Carroccio. E allora ecco che le affermazioni del presidente della Regione Lombardia rese in un'intervista alla testata "Lettera43", hanno scatenato polemiche in qualche modo preannunciate. Il casus belli è l'annuncio del mancato patrocinio della Regione al Gay Pride di Milano: "Una manifestazione divisiva che per questo non va sostenuta – ha affermato Fontana, che al contrario ha annunciato il sostegno della sua giunta al Family day – Tutti riconoscono il valore della famiglia. È nella Costituzione, è uno dei fondamenti della nostra civiltà ed è uno dei punti di riferimento del nostro programma".

Opposizione scatenata contro il governatore

Già l'anno scorso era accaduto che il Consiglio regionale della Lombardia negasse il proprio patrocinio per il Pride milanese, al contrario di quanto avvenuto nelle due precedenti edizioni. Anche allora non erano mancate le polemiche, che si sono rinnovate dopo le dichiarazioni di Fontana: "Regione Lombardia nega il proprio patrocinio al Pride – ha scritto su Facebook l'assessore alle Politiche sociali di Milano, Pierfrancesco Majorino – Noi, ancora una volta e con orgoglio, faremo il contrario. Ed anzi lì presenteremo ulteriori novità sulla strada dei diritti". A rincarare la dose è stata la consigliera regionale dei Cinque stelle Monica Forte, nonostante a livello nazionale si possa profilare una possibile convergenza tra Lega e M5s per il governo: "Fontana sbatte la porta in faccia ai diritti civili. Il Pride è una manifestazione che accoglie, integra e diffonde la cultura del rispetto per tutte e tutti. Dopo l'orribile sparata sulla razza bianca Fontana nega quello che in una regione all'avanguardia dovrebbe essere un patrocinio dovuto. Fontana, come altri Presidenti, farebbe bene a partecipare alla manifestazione insieme a migliaia di lombardi che chiederanno uguaglianza, diritti e libertà". Il Carroccio, naturalmente, fa quadrato attorno a Fontana: "Bene difendere la famiglia, quella tradizionale con il papà e la mamma, bene tutelare i bambini, bene il no al patrocinio al Gay pride, una ‘carnevalata' che non necessita dì patrocinio pubblico e peraltro dispone già di quello del Comune di Milano", ha scritto il segretario della Lega lombarda, Paolo Grimoldi.

Altre polemiche per la frase sulle donne: Non hanno grande volontà di impegnarsi

Quelle sul Gay pride non sono state comunque le sole dichiarazioni di Fontana che hanno suscitato polemiche. Interpellato, sempre su "Lettera43", sull'esiguo numero di donne elette in Consiglio regionale, Fontana ha risposto così: "C’è anche la possibilità che le donne si interessino un po’ meno alla politica, per cui molte che vengono messe in lista non hanno una grande volontà di impegnarsi, di emergere". Dura la replica del segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri: "Siamo di fronte ad un personaggio che ci vuole riportare indietro nel tempo cancellando in un colpo solo, anni di lotta e di sofferenza, con quell'atteggiamento paternalistico e colpevolizzante che conosciamo fin troppo bene". Mentre, sempre dal Pd, la consigliera comunale Diana De Marchi ha commentato: "Esempio lampante della mentalità maschilista e retrograda della nostra società".

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