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Referendum autonomia in Lombardia, un sondaggio: “Spesa inutile” per oltre il 50 per cento

Il referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto è una “spesa inutile”. Lo dice la maggior parte degli intervistati in un sondaggio realizzato da Swg per la Lega nord, i cui risultati adesso agitano il Carroccio.
A cura di Francesco Loiacono
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Il prossimo 22 ottobre si voterà in Lombardia e in Veneto per il referendum per chiedere maggiore autonomia in diversi ambiti. Una consultazione fortemente voluta dalla Lega nord (in Lombardia appoggiata anche dal Movimento 5 stelle, che si appunta il merito di averlo proposto), che però adesso, alla luce anche di quanto sta accadendo in Catalogna, desta preoccupazioni nelle fila del Carroccio. Alimentate anche dai risultati di un sondaggio realizzato da Swg lo scorso 27 settembre proprio per la Lega, i cui risultati sono stati riportati sul "Corriere della sera".

Per la maggioranza del campione il referendum è una spesa inutile

Secondo la maggior parte degli intervistati, il referendum costituisce infatti una "spesa inutile": lo pensa il 56 per cento del campione nel nord ovest e il 52 per cento nel nord est. Altri dati negativi per i promotori del referendum arrivano in merito all’utilità in sé del referendum: nel Nord-est solo il 45 per cento degli intervistati ritiene la consultazione utile, a fronte di un 48 per cento che la pensa in maniera opposta. Nel nord ovest chi ritiene utile il referendum è il 41 per cento degli intervistati, contro il 51 per cento che lo ritiene inutile.

Nonostante la maggior parte degli intervistati consideri giusto l’aver indetto il referendum (lo pensa il 56 del campione nel Nord est e il 51 nel Nord ovest), è poi sulla sua utilità che arrivano i dubbi. Dovuti anche al fatto che la Costituzione preveda già la possibilità di una trattativa tra Regioni e Stato per chiedere e ottenere ulteriori competenze. E difatti, per il il 49 per cento degli intervistati nel nord ovest e il 53 nel nord est, era meglio impegnarsi da subito in questa trattativa.

Anche tra la Lega serpeggiano dubbi

I costi e l'inutilità del referendum sono due tasti su cui il Pd sta battendo da tempo. E di cui, forse, adesso anche la Lega si sta rendendo conto. Il referendum rischia infatti di essere, comunque vada, una sconfitta per il Carroccio. Si teme innanzitutto l'affluenza: sia in Veneto, dove è stato fissato un quorum, sia in Lombardia, dove il quorum non c'è una partecipazione bassa certificherebbe il flop della Lega e del governatore Maroni, che sulla consultazione ha investito tempo e anche risorse: basti pensare ai cartelloni che tappezzano ovunque le città lombarde.

Me c'è anche un rischio sul fronte opposto: e cioè che una partecipazione di massa con la vittoria del "Sì" (un risultato che sembra scontato, visto anche il modo in cui è posto il quesito) rafforzi quella corrente della Lega che si riconosce nella figura dell'assessore lombardo all'Agricoltura Gianni Fava, in chiave anti Salvini. Fava è un leghista della prima ora, vicino al Senatur Umberto Bossi e avversario di Salvini nell'ultima corsa per la segreteria del Carroccio. Ha ottenuto il 14 per cento dei voti: un risultato modesto, ma che adesso potrebbe essere cresciuto per il modo in cui Fava (delegato da Maroni) si è occupato del referendum. Dopo le ultime polemiche con la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni (che ha definito "solo propaganda" il referendum del 22 ottobre) Fava ha definito Roma come "capitale nordafricana". Un ritorno veemente di quel "prima il Nord" del Carroccio che potrebbe danneggiare Salvini in vista delle politiche del 2018.

Un sondaggio del 15 settembre: in tutte le regioni d'Italia si vuole maggiore autonomia

In tutto questo si innestano anche i fatti accaduti in Catalogna, che potrebbero aver inciso sul desiderio di maggiore autonomia che quasi tutti i cittadini d'Italia auspicano per le proprie regioni. Almeno secondo un sondaggio realizzato da Osservatorio Politico Euromedia research lo scorso 15 settembre su un campione casuale nazionale di mille persone rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne. Il sondaggio, pubblicato sul sito del governo, evidenziava come in tutte le aree geografiche la maggioranza delle persone fosse a favore di una generica maggiore autonomia. Con percentuali che andavano dal 62 per cento dell'area Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia ed Emilia Romagna al 37 per cento (superiore comunque alle percentuali dei contrari) delle regioni del sud. Dal campione non erano stati considerati gli elettori residenti in Lombardia e Veneto.

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