Ragazze nigeriane minacciate con il voodoo e costrette a prostituirsi: condannate 3 persone
Il gip del Tribunale di Milano ha condannato tre persone nigeriane, un'intera famiglia, per riduzione in schiavitù, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Si tratta di una donna di 44 anni, condannata a 8 anni di reclusione, del marito, un uomo di 48 anni, condannato invece a 3 anni, e della loro figlia 25enne, che è stata condannata a 1 anno e 8 mesi di reclusione con pena sospesa. I tre avevano ridotto in schiavitù due ragazze nigeriane, costrette a venire in Italia tramite riti voodoo e, una volta giunte nel nostro Paese dopo aver attraversato il deserto fino in Libia e dopo aver attraversato il Mediterraneo su un barcone, costrette a prostituirsi. Per la prima volta, l'utilizzo del voodoo riconosciuto da un tribunale come aggravante, in quanto capace di creare una dipendenza mentale in chi lo subisce.
La vicenda in questione, purtroppo comune a molte donne nigeriane, è stata svelata nel luglio del 2018, quando i carabinieri del Comando Provinciale di Milano hanno liberato due ragazze di Beni City e arrestato la 44enne, il marito e la figlia. Il modus operandi è, più o meno, sempre uguale: le ragazze vengono circuite in patria e minacciate con il voodoo, che le lega agli aguzzini; una volta in Italia vengono poi costrette a prostituirsi per ripagare il debito del viaggio, circa 35mila euro per raggiungere da Benin City la Libia attraverso il deserto e poi, da lì, l'Italia, dopo aver affrontato un viaggio della speranza attraverso il Mediterraneo su un barcone.