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Quadrilatero della moda, addetto alla sicurezza ruba 90 borse di Yves Saint Laurent

Un ex addetto alla sicurezza della boutique di Yves Saint Laurent, nel quadrilatero della moda milanese, è a processo con l’accusa di aver rubato almeno 90 borse, per un valore di circa 200mila euro. L’imputato, un 32enne, è però irreperibile da mesi: qualcuno lo avrebbe avvisato delle indagini nei suoi confronti. Altre tre persone risultano infatti indagate per la vicenda.
A cura di Francesco Loiacono
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In sei mesi avrebbe rubato almeno 90 costose borse della maison Yves Saint Laurent, per un valore di circa 200mila euro. Per quest'accusa un ex addetto alla sicurezza della boutique nel quadrilatero della moda di Milano è a processo davanti al tribunale del capoluogo lombardo. L'imputato, il 32enne senegalese Mamadou Lamine Diongue, non siede però fisicamente davanti ai giudici. Da mesi è infatti irreperibile, dopo che il suo cellulare era stato localizzato in Francia. Qualcuno, infatti, lo avrebbe avvisato: e difatti la presunta "talpa", un'altra dipendente della boutique, è indagata con l'accusa di averlo avvisato delle indagini, facendolo scappare.

Da dicembre 2015 a maggio 2016 avrebbe rubato 90 borse, per circa 200mila euro

La vicenda, la cui origine è databile a dicembre del 2015, è riportata da Gianni Santucci sul "Corriere della sera". Secondo quanto accertato dagli agenti dell'Ufficio prevenzione generale della questura, diretti da Maria Josè Falcicchia, il 32enne per circa sei mesi avrebbe ogni giorno rubato una o due borse della maison per cui lavorava. L'addetto alla security agiva con metodo: ogni mattina arrivava in anticipo al lavoro, scendeva nel magazzino della boutique in via Sant'Andrea e trafugava un paio di borse alla volta. In questa maniera sperava che i furti potessero passare inosservati, ma considerando il valore di ogni borsa (oltre mille euro), non poteva andare così.

Indagate altre tre persone

E difatti sui furti è stata aperta un'inchiesta, che fin dall'inizio si è orientata verso l'ipotesi che il ladro potesse essere un dipendente della boutique. Gli investigatori sono arrivati al 32enne dall'analisi delle telecamere di sicurezza, che hanno documentato cinque furti. Per analizzare le immagini, però, gli agenti si sono dovuti servire dell'aiuto di un'altra dipendente della boutique, l'unica a conoscere parte della password. Secondo gli inquirenti sarebbe stata proprio lei, dunque, ad avvertire il collega delel indagini a suo carico. E così l'uomo improvvisamente, dopo aver detto che non si sentiva bene, non si è più presentato a lavoro ed è sparito.

Mentre l'inchiesta nei confronti del 32enne si è chiusa, portando al processo che si è aperto qualche settimana fa, restano aperti gli altri filoni d'indagine: quello sulla presunta "talpa" e un altro che riguarda alcuni presunti complici del 32enne. Si tratta di un connazionale a cui l'uomo avrebbe passato le borse rubate e di un commerciante cinese che avrebbe provato a rivenderle in nero a un prezzo di circa 300 euro, cioè un quarto del loro reale valore.

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