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Pronto Soccorso, numeri al posto dei codici: l’ospedale Papa GIovanni XXIII anticipa la rivoluzione

La rivoluzione del Pronto Soccorso parte da Bergamo: all’ospedale Papa Giovanni XXIII infatti inizierà la sperimentazione della nuova normativa che prevede i numeri al posto dei “colori”, per identificare le emergenze: i pazienti verranno indirizzati dal triage secondo una scala che andrà da 1 a 5, a seconda della gravità della richiesta di pronto intervento.
A cura di Chiara Ammendola
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Pronto Soccorso
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La novità era stata anticipata nei giorni scorsi: molto presto i colori che identificano le urgenze in Pronto Soccorso andranno in pensione. A sostituirli ci saranno dei numeri, da 1 a 5, che rappresentano i codici identificativi della gravità dell'intervento per cui si richiede la prestazione del personale medico e paramedico. Una rivoluzione che, secondo i tecnici del ministero della Salute, permetterà di gestire meglio le richieste al Pronto Soccorso e costituire un elemento ulteriore di modifica delle strutture dei nosocomi italiani. Ma a Bergamo, l'ospedale Papa Giovanni XXIII ha deciso di attuare prima degli altri questo cambiamento: dal 13 novembre infatti all'interno del Pronto Soccorso entrerà in funzione un nuovo software e contemporaneamente verranno introdotti i numeri da 1 a 5 accanto ai colori che identificano l’urgenza con cui intervenire. La novità ulteriore è prevista dal raddoppio del codice verde per stabilire la diversa precedenza: il numero 1 accanto al codice rosso (emergenza), per pazienti in pericolo di vita; 2 accanto al giallo (urgenza), quando il paziente ha una funzione vitale compromessa, e se non si interviene rapidamente il quadro è destinato a peggiorare; il verde potrà essere accompagnato dal numero 3 (verde scuro) o dal 4 (verde chiaro). La distinzione si baserà sul tipo di patologia, ma anche sull’età del paziente, sul livello di sofferenza o su particolari condizioni. Infine il 5 accompagnerà il codice bianco, assegnato a quei pazienti che avrebbero potuto tranquillamente rivolgersi al medico curante o al servizio di continuità assistenziale, perché il loro problema, per quanto doloroso o fastidioso, non è urgente e non richiede un livello di assistenza ospedaliero. I numeri del Papa Giovanni del resto sono impressionanti, le stime per il 2018 superano i 112 mila accessi considerando anche San Giovanni Bianco, contro il dato dei vecchi Riuniti, di poco sotto ai 90 mila.

"Il Pronto Soccorso solo quando è necessario"

Spesso per i pazienti non urgenti (bianchi e verdi, da 5 a 3) l’attesa può durare ore, specie nei momenti di iperafflusso. "Il nostro Pronto Soccorso accoglie molti codici rossi e gialli, anche da fuori provincia. Casi che impegnano l’équipe per ore e che richiedono esami diagnostici e l’intervento di molti specialisti: questo allunga le attese soprattutto di quei pazienti che si rivolgono al Pronto Soccorso senza una reale necessità", spiega Roberto Cosentini, direttore del Centro Emergenza ad alta specializzazione (EAS) dell’ospedale di Bergamo. Cambiano i codici, quindi, ma le indicazioni restano le stesse: non sempre il Pronto Soccorso è il servizio giusto a cui rivolgersi. Qualche esempio? "Per una patologia presente da molto tempo, come il mal di schiena o una tosse insistente. Problemi che andrebbero portati al proprio medico, che eventualmente indirizzerà a uno specialista o prescriverà un esame – spiega Cosentini – invece, per ansie ingiustificate, per non prendere permessi dal lavoro o per saltare le attese e il ticket per gli esami, ci si rivolge al Pronto Soccorso, che è aperto 24 ore al giorno tutti i giorni dell’anno. Questo peggiora il servizio, e finisce per esasperare non solo i cittadini, ma anche gli stessi operatori", conclude.

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