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Prof ucciso, nella cascina del delitto spunta una stanza proibita: destinata a orge e video hard

Nella cascina dove lo scorso 3 ottobre è stato ucciso il prof Cosimo Errico, a Bergamo, è stata trovata una stanza adibita alle riprese di video hard. Protagonisti dei filmini il professore e altri uomini e donne. Si indaga sulla pista del ricatto per i video proibiliti. Errico è stato assassinato a colpi di roncola e poi dato alle fiamme.
A cura di Angela Marino
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Di giorno insegnante mite e premuroso, di notte festaiolo dedito a orge con uomini e donne, rigorosamente filmate, nella sua cascina privata. È il ritratto che emerge dalle indagini sulla vita di Cosimo Errico, 58 anni, ucciso nella cascina dei fiori a Entratico (Bergamo), lo scorso 3 ottobre. Proprio nella doppia vita del professore a luci rosse, come è stato ribattezzato dalla stampa locale, potrebbe essere nascosto il movente del delitto che ha sconvolto Bergamo. Una delle due piste battute dalla procura di Bergamo è quella di un giro di ricatti per i video hard girati nella cosiddetta stanza dell'eros, l'alcova segreta riservata dal professore agli incontri con alcune donne e alle orge che a notte fonda andavano in scena nella cascina di campagna, a cui ‘Quarto Grado' ha dedicato un servizio. Alcuni testimoni hanno riferito che Errico, assistente di laboratorio all'istituto chimico Giulio Nata, sposato e padre di un figlio, incontrava regolarmente almeno due donne una delle quali di nazionalità russa, nella sua cascina.

Per capire il tragico epilogo della vita del professore, occorre fare un passo indietro. Originario di Lecce, Cosimo Errico si trasferisce a Bergamo dopo il diploma di perito ambientale. Si sposa, ha un figlio e va ad abitare nell'appartamento in vicolo Bancalegno, dove tutti imparano a conoscerlo come una persona silenziosa e tranquilla. Non è laureato, ma trova lavoro come professore al Giulio Nata, dove percepisce uno stipendio più basso dei suoi colleghi, I soldi, però, non sono un problema per il professore. Nel 2002 acquista un casolare di campagna che vuole destinare all'uso di fattoria sociale, in Val Cavallina, e comincia i lavori di ristrutturazione.  La ‘cascina dei fiori' è un investimento che produce reddito, perché il professore decida di destinarla ad attività didattiche e affittarla per le feste dei suoi allievi. Gli studenti, peraltro, lo amano. Resta a vivere a via Bancalegno, dove risiede con la famiglia, ma inizia a passare la maggior parte del giorno (e della notte) nella cascina di Entratico. Organizza feste che vanno avanti fino al mattino, tanto che i vicini cominciano a lamentarsi del rumore e degli schiamazzi.

Il professore, però, si mette nei guai con qualcuno, perché una sera non torna a casa costringendo suo figlio ad andarlo a cercare alla cascina. È li che scopre il corpo carbonizzando di suo padre. Sulle prime si pensa a un incidente, un incendio innescato da un cortocircuito, una fatalità. Il quadro, dopo il primo sopralluogo degli investigatori, comincia a farsi più nitido: sulla scena ci sono macchia di sangue malpulite, impronte e tracce di altre persone, ma è il cadavere del professore a dire l'ultima parola sui fatti. I segni di dieci colpi inferti con estrema violenza sulla nuca al torace trasformano la tragedia in delitto.  Nella fattoria sociale affittata per le feste delle scolaresche, vengono trovati indumenti intimi femminili e maschili, telecamere, compresse di ‘Viagra' e ‘Cialis'. Non proprio gli strumenti per una lezione di scienze, ecco. Il computer sequestrato alla vittima, inoltre, restituisce decine di filmini porno che vedono protagonista il professore e altri adulti. Intanto gli investigatori hanno ricostruito la dinamica: Cosimo è stato aggredito mortalmente alle spalle da qualcuno dotato di forza, il suo corpo trascinato vicino al frigo e poi, alla fine, contestualmente all'appiccamento delle fiamme, è stato spento il contatore. Chi ha ucciso il professore conosceva molto bene, insomma.

Le indagini si diramano su due piste: la prima è quella legata ai conflitti con lavoranti che eseguivano le ristrutturazioni, operai assunti in nero che Errico reclutava nei centri di raccolta. Uno di loro, cittadino marocchino condannato per spaccio di cocaina, è stato recentemente sentito dagli inquirenti alla presenza del suo avvocato. L'altra invece, è quella che riguarda l'enorme quantità di immagini sensibili che il professore custodiva in casa e che qualcuno, forse, voleva assicurarsi che non venissero diffuse.

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