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Processo Corona, la difesa chiede l’assoluzione: “Trattato come Riina”

Il legale di Fabrizio Corona ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito: “Trattato come un mafioso senza esserlo”. Corona è imputato a Milano per la vicenda dei 2,6 milioni di euro in contanti nascosti in un’abitazione e in una banca austriaca. Il pubblico ministero ha chiesto per lui una condanna a cinque anni. La sentenza è attesa il 12 giugno.
A cura di Francesco Loiacono
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È il giorno dell'arringa difensiva al processo contro Fabrizio Corona, imputato a Milano per intestazione fittizia di beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e violazione delle norme patrimoniali relative al regime di prevenzione. Dopo che il pubblico ministero Alessandra Dolci ha chiesto cinque anni di carcere (e 14mila euro di multa) per l'ex re dei paparazzi, in tribunale a Milano è stata la volta dell'avvocato Ivano Chiesa.

Il legale – uno dei due che segue Corona assieme a Luca Sirotti – ha chiesto l'assoluzione per il suo assistito. Chiesa ha denunciato il trattamento iniquo subìto da Corona, spiegando che è stato arrestato "davanti al figlio 14enne, manco fosse Totò Riina, trattato come un mafioso senza esserlo", con una perquisizione della Dda (Direzione distrettuale antimafia) "alla Apocalypse Now". Tutto, secondo la difesa,"per un problema fiscale". Per Chiesa, che aveva già parlato due giorni fa dopo la requisitoria del pm ("È tutta una montatura, non hanno prove", aveva detto), il processo è "basato sul niente": "I moralisti non ti perdonano nulla se ti ritengono l'incarnazione del male e ti vogliono eliminare", ha detto il legale nel corso della sua arringa.

La vicenda: l'arresto per i 2,6 milioni di euro nascosti

Fabrizio Corona è stato arrestato lo scorso 10 ottobre assieme alla sua collaboratrice Francesca Persi (poi scarcerata, per lei il pubblico ministero ha chiesto due anni e quattro mesi di condanna). A spedire nuovamente a San Vittore il fotografo sono stati i 2,6 milioni di euro in contanti trovati nascosti in parte nel controsoffitto dell'abitazione della Persi e in parte in due cassette di sicurezza in Austria.

Per l'accusa la provenienza di quei soldi non può essere accertata: una parte deriva dai compensi in nero accumulati da Corona nella sua attività di testimonial per discoteche, locali ed esercizi commerciali, ma un'altra parte potrebbe derivare anche da precedenti reati, come il fallimento della precedente società del fotografo, la Corona's. Per Fabrizio e i suoi legali, invece, il tesoretto nascosto sarebbe interamente il frutto dei compensi in nero accumulati. Soldi sui quali Corona era pronto a pagare le tasse.

La sentenza il 12 giugno

L'avvocato del fotografo ha infine detto ai giudici: "Se lo condannate a 5 anni, lo state condannando in pratica a 13 anni di carcere". Corona ha infatti ancora cinque anni da scontare per le precedenti condanne (il cumulo pene era stato calcolato poco prima della nuova grana giudiziaria e avrebbe consentito a Corona di non rientrare in carcere) ed è atteso da un'udienza in Cassazione che potrebbe aggiungere alla sua condanna altri 3 anni. La sentenza è attesa per lunedì 12 giugno.

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