Pizza, autismo e inclusione: i ragazzi di Pizzaut arrivano in Senato (in attesa della loro pizzeria)
"Dove altro puoi trovare dei pizzaioli che anziché schiaffeggiarlo, coccolano l'impasto della pizza per non fare del male a una cosa viva?". Sono le parole di Nico Acampora, papà di un ragazzo autistico e ideatore del progetto "Pizzaut – Nutriamo l'inclusione". La frase è parte di un aneddoto che Nico ama raccontare a proposito di uno dei "suoi" ragazzi, i veri pilastri del progetto che prevede entro la fine dell'anno l'apertura di una pizzeria in cui i giovani con autismo potranno lavorare e servire le pizze da loro realizzate: "Quando abbiamo insegnato ad Alessandro, il primo pizzaiolo (ora sono tre, ndr) di Pizzaut, a fare la pizza, il suo maestro gli ha raccontato che lui doveva schiaffeggiare l'impasto per aprirlo. Dopo due-tre settimane il maestro gli ha detto che l'impasto poteva essere una cosa viva, perché fatto col lievito madre: gli ha fatto un po' di filosofia, che con i ragazzi autistici non funziona mai. Tanto è vero – prosegue Acampora – che Alessandro ha smesso di fare la pizza per quattro-cinque giorni. Non riuscivamo a capire il perché, poi abbiamo realizzato: Alessandro ha smesso di fare la pizza ‘perché le cose vive non si schiaffeggiano'. Allora abbiamo dovuto dirgli che lui la pizza la coccolava".
La pizzeria aprirà a dicembre a Cassina De' Pecchi: ma intanto il progetto gira l'Italia
La "pizza coccolata" dei ragazzi di Pizzaut la si potrà assaggiare a dicembre nel locale che aprirà all'interno dell'ex area Nokia di Cassina De' Pecchi, nel Milanese: "Si tratta di un'area che un tempo ospitava quattromila dipendenti e ora è vuota e dismessa. Il costruttore (un imprenditore che ha deciso di realizzare il locale a sue spese, ndr) la farà diventare un'area viva: mi piace pensare che darà lavoro e farà inclusione con i nostri ragazzi con autismo". Ma in realtà sono già tanti quelli che hanno avuto modo di sperimentare col proprio palato l'abilità dei ragazzi autistici che fanno parte del progetto. Da diversi mesi, infatti, Nico Acampora e i suoi ragazzi girano per l'Italia in una sorta di "roadshow" che ha consentito loro di farsi conoscere: "Io lo chiamo ‘ristorante diffuso' – dice Nico sorridendo – e facendo un po' l'arrogante mi piace dire che Pizzaut è il ristorante diffuso più grande d'Italia". Le tappe in diverse zone della Penisola, ospitate da locali, sagre, eventi, ristoranti e anche grandi aziende, per Nico sono degli "assaggi di Pizzaut: perché uno assaggia ciò che sarà il ristorante ma soprattutto ha la possibilità di ragionare con noi su cos'è l'autismo e di vedere i ragazzi che lavorano. Ai convegni sull'autismo – dice Acampora – ci vanno 100 persone e di queste 80 sono del settore. Quando noi andiamo nei ristoranti ci sono 200 persone e 180 di queste non hanno mai visto un ragazzo con autismo. Quindi questo ci consente di sensibilizzare e di fare cultura".
Il 9 luglio i ragazzi di Pizzaut approdano in Senato
L'esperienza diretta, il provare per credere sono gli ingredienti principali di questi show itineranti che il 9 luglio, grazie all'interessamento del senatore Eugenio Comincini, faranno tappa addirittura al Senato della Repubblica: "Faremo lì una serata con il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e parleremo con i nostri legislatori di autismo e di lavoro, facendo vedere loro che concretamente è possibile". Si tratterà inevitabilmente di un punto di svolta per il progetto, nonché di un'occasione che potrà aiutare le persone che sono dietro a Pizzaut a raggiungere i fondi necessari per l'acquisto di macchinari da cucina particolari, che siano allo stesso tempo professionali ma anche utilizzabili senza troppe difficoltà dai ragazzi con autismo. L'ultima raccolta fondi lanciata da Pizzaut (a questo sito si può contribuire al progetto) ha raccolto finora oltre 68mila euro sui 100mila fissati come obiettivo.
Come sarà la pizzeria di Pizzaut
Una volta aperta, la pizzeria di Cassina De' Pecchi sarà un locale per famiglie ma anche per giovani, un locale che però sarà agli antipodi di un fast food: "Sarà un posto dove trovarsi e ritrovarsi in una dimensione temporale e relazionale fuori dalle frenesie che mettono in difficoltà chi è affetto da autismo, ma che fanno male anche ai cosiddetti normali", è scritto nella descrizione del progetto. "Una volta aperto il ristorante vorremmo mantenere tre ‘gambe' – spiega Acampora -: la pizzeria, proseguire nel nostro tour di contaminazione e sensibilizzazione itinerante e poi un'accademia formativa all'interno del ristorante per gruppi di quattro-cinque ragazzi da avviare alla ristorazione e all'autonomia: perché se un ragazzo sa cucinare o sa tenere pulita una cucina – conclude Acampora – questo diventa un progetto di autonomia non solo lavorativa, ma per la propria vita".