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Pirata della strada condannato, il giudice: “Vide il corpo e fuggì, comportamento inumano”

Condannato a sei anni e sei mesi per omicidio stradale il pirata della strada che lo scorso gennaio ha travolto e ucciso un 88enne a Milano, mentre si trovava al volante ubriaco e con la patente sospesa, per poi darsi alla fuga. Il giudice ha deciso anche di revocargli la patente a vita. La condotta del pirata della strada sarebbe stata particolarmente grave perché lesiva del “principio di basilare umanità che una persona gravemente ferita va soccorsa”.
A cura di Valerio Renzi
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Sono state depositate le motivazioni della sentenza per omicidio stradale, con cui un 45enne milanese è stato condannato lo scorso 8 giugno a sei anni e sei mesi di carcere per aver investito e ucciso un uomo di 88 anni il 27 gennaio 2018 in via Michelino da Besozzo a Milano. Il 45enne si trovava ubriaco al volante, nonostante avesse la patente sospesa e la vettura fosse sprovvista di assicurazione. Ora il tribunale ha deciso di revocargli la patente a vita.

Per il gup di Milano Natalia Imarisio, che ha emesso la sentenza al termine del processo che si è svolto con rito abbreviato, la condotta dell'uomo sarebbe particolarmente grave. Non solo nonostante avesse intravisto lo "sfortunato pedone" non ha neanche accennato a frenare, ma dopo essere sceso e aver constatato di aver travolto e ridotto in fin di vita se non ucciso l'88enne Sandro Orlandi, non esitava a fuggire a "velocità elevata" a bordo del Suv senza prestare soccorso o chiamare aiuto: per il giudice è fuori ogni ragionevole dubbio che l'imputato si fosse accorto del corpo dell'anziano e della gravità delle sue condizioni ma, nonostante ciò, è risalito a bordo della vettura allontanandosi più in fretta possibile.

Un comportamento che lede per il giudice il "principio di basilare umanità che una persona gravemente ferita va soccorsa". Soddisfatto l'avvocato dei familiari dell'uomo, Domenicio Musicco, che è anche il presidente dell'Associazione vittime incidenti stradali, sul lavoro e sulla malasanità. Il legale giudicata "storica" la sentenza non tanto per l'elevata pena comminata, quanto per la "sanzione accessoria della revoca della patente a vita".

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