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Picchiato perché omosessuale, Samuele trova il coraggio di denunciare: “Si può combattere l’omofobia”

Un ragazzo di 22 anni, Samuele Vegna, lo scorso lunedì è stato insultato e picchiato nel centro di Milano perché omosessuale. Il giovane, studente alla Bocconi, a distanza di giorni ha trovato il coraggio di denunciare l’accaduto, mostrando il suo volto con i segni dell’aggressione: “Il mondo deve sapere: Io so di non essere solo, so che si può e si deve combattere l’omofobia”. Solidarietà da parte di Arcigay, che ha chiesto al Parlamento una legge contro l’omotransfobia “mai così necessaria come in questo momento”.
A cura di Francesco Loiacono
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Il ragazzo aggredito perché omosessuale, Samuele Vegna: a sinistra i segni del pestaggio (Facebook)
Il ragazzo aggredito perché omosessuale, Samuele Vegna: a sinistra i segni del pestaggio (Facebook)

Un ragazzo di 22 anni è stato insultato e picchiato perché omosessuale. È accaduto alcuni giorni fa a Milano, in pieno giorno e in una zona centrale della città, a Porta Romana. La vittima del pestaggio omofobico, Samuele Vegna, ha deciso dopo alcuni giorni di raccontare la sua storia mettendoci la faccia su Facebook: ha pubblicato la foto del suo volto su cui si vedono ancora i segni di un'aggressione destinata a lasciare strascichi per tutta la vita, ma ha anche trovato il coraggio di esporsi "perché il mondo deve sapere: Io so di non essere solo, so che si può e si deve combattere l’omofobia". Il racconto del 22enne, studente alla Bocconi, inizia così: "Oggi vi vorrei raccontare una storia, che chiunque può condividere e che purtroppo è la realtà e non una delle solite fake news. Tre giorni fa (lunedì 17 settembre, ndr) all’ora di pranzo sto andando a lezione e aspetto il tram a Porta Romana come ogni giorno, quando un ragazzo che non conosco mi urta mentre era al cellulare e non si è scusato. Così gli ho detto “guarda dove vai!”. Mi guarda e mi dice “frocio di me.r.da cosa vuoi” e continua ad insultarmi, sputandomi più volte addosso davanti a tutti, in pieno centro a Milano. Nessuno fa nulla, nessuno reagisce; decido di andarmene, per evitare altri problemi; lui, non contento, mi segue, dicendomi “ti seguo fino a casa sai!” Io gli rispondo “guarda, io sto solo andando a lezione, tu cosa diavolo vuoi da me?'".

Il pestaggio raccontato dalla vittima

A questo punto scatta il pestaggio: "Mi sbatte a terra, tirandomi due pugni in faccia e poi un calcio su un fianco. Io provo a difendermi e cerco aiuto e la gente accorre ma non c’è nessun agente con il “beneamato” taser, nessuno lo ferma nella sua fuga, nessuno si è offerto di testimoniare per me, ancora. La sua faccia resta indimenticabile. Il risultato fisico di tutto questo è come potete vedere, una faccia gonfia perché c’è una frattura scomposta della mascella per la quale dovrò essere operato e mi sarà messa una piastra di titanio che ci rimarrà per il resto della mia vita, oltre alle numerose ferite sulle ginocchia e a un grosso livido sul fianco sinistro". I danni, però, sono anche e soprattutto psicologici: "All’inizio ho avuto molta, molta paura di tornare lì, lo ammetto – ha scritto Samuele – Paura di aspettare di nuovo il tram, a quell’orario preciso, non volevo dire nulla a nessuno, volevo far finta di essere caduto dalle scale. Il risultato è la paura che se sei omosessuale, se hai capelli tinti argento e una voce come la mia dalla quale capiscono tutto, hai paura di venir picchiato da chiunque ormai dopo un fatto del genere, se esprimi te stesso o se dici un semplice “guarda dove vai”. Poi ho riflettuto e penso che il mondo debba sapere. Io so di non essere solo, so che si può e si deve combattere l’omofobia. L’Italia può essere migliore, l’Italia di quelle persone che in qualche modo sono accorse e almeno lo hanno fatto fuggire con la loro presenza, è anche di questo che si ha bisogno. Il silenzio serve solo a peggiorare le cose, dentro di te e con chi ami e ti chiede perché tu stia male. L’Italia può essere migliore, il populismo con cui veniamo infettati ogni giorno da parte di certi politici che predicano razzismo e valori che esistono solo per loro, per fini di sola propaganda, non ci appartiene. L’odio non ci appartiene. Io ho deciso che tornerò a prendere il tram a quell’ora, io andrò a lezione e vivrò la mia vita nella normalità perché adesso sono più forte".

La denuncia di Arcigay: Serve una legge contro l’omotransfobia

Il racconto di Samuele è stato subito condiviso da Arcigay Milano, che ha espresso piena solidarietà al ragazzo offrendogli assistenza legale, nel caso in cui il sua aggressore verrà identificato: "Purtroppo siamo all’ennesimo, grave caso di aggressione omo-trasfobica – ha scritto l'associazione – La violenza va sempre condannata ma quando è motivata da ragioni di odio razziale, di genere e orientamento sessuale è ancora più odiosa ed insidiosa perché mina sin dalle sue radici la convivenza civile stessa. Questo tipo di violenza – che è riconducibile ai cosiddetti reati di odio – mette in discussione il diritto ad esistere di interi gruppi di persone perché semplicemente percepite come diverse. In questo momento storico, comportamenti così gravi sembrano essere indirettamente giustificati da un contesto politico che – più che mai – sfrutta la cultura della paura per ottenere consensi e stigmatizza la “diversità” come un problema, una minaccia da cui proteggersi". Arcigay ha quindi lanciato un appello ai parlamentari italiani: "Chiediamo con forza l’approvazione di una legge contro l’omotransfobia, mai così necessaria come in questo momento".

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