Pavia, vino tarocco spacciato per “Doc”: 7 arresti e perquisizioni in tutto il nord Italia
Maxi operazione dei carabinieri di Pavia, in collaborazione con la guardia di finanza, per smantellare una rete di truffatori che, aiutati da esperti del settore, avrebbero prodotto e commercializzato vino "contraffatto". Secondo i risultati delle indagini, iniziate nel settembre del 2018, le bevande sarebbero state etichettate come Doc (Denominazione di origine controllata) e Igp/Igt (Indicazione geografica protetta/Indicazione geografica tipica) senza rispettare i canoni di tali qualità, modificando la quantità e le caratteristiche del prodotto stesso. In sostanza, come si evince dalla nota della guardia di finanza, è stato acclarato "un consistente ammanco di cantina, ossia la differenza tra la quantità fisica di vino presente nelle cisterne e la quantità commerciale riportata nei registri di cantina, che era decisamente superiore a quella fisica. L’ammanco, risultato pari a circa 1.200.000 litri, ha determinato per il produttore una ulteriore possibilità di vendita di vino contraffatto per un valore economico di svariati milioni di euro".
Perquisizioni in tutto il nord Italia, manette per sette persone
Come comunicato dall'Arma, sono state eseguite nella mattina di oggi, mercoledì 22 gennaio, sette misure cautelari "nei confronti di titolari di aziende vinicole e cantine sociali", accusati di "associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla contraffazione di indicazioni geografiche o denominazione di origine di prodotti agroalimentari, nonché all'utilizzo e all'emissione di fatture false". Sono state fatte inoltre diverse perquisizioni, tra Asti, Cremona, Piacenza, Verona, Vicenza e Trento. I carabinieri sono intenti a controllare un alto numero di aziende alcune delle quali riferiscono essere "di fama nazionale". L'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dal sostituto procuratore Paolo Mazza, hanno portato a risultati che se confermati potrebbero gettare una colata di diffidenza nei confronti del vino made in Italy. In particolare, "i vertici di una Cantina pavese" avrebbero deliberatamente e reiteratamente messo in commercio bottiglie di vino di scarsa qualità, quantità e di un'origine diversa rispetto ai canoni del "Doc", truffando – di fatto – i propri clienti, a cui i prodotti venivano venduti come tali. Il modus operandi era semplice: miscelare diverse qualità di vino aggiungendo prodotti di livello basso e la cui uva era di origine non certificata, oltre ad aromi, il cui utilizzo è vietato.
Soddisfatta Coldiretti: bene i controlli
Arriva anche la soddisfazione di Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti) che – tramite una nota stampa – sottolinea l'importanza dell'operazione condotta da carabinieri e guardia di finanza: "Ben vengano tutti i controlli volti ad accertare azioni fraudolente di singoli – le parole di Paolo Voltini, presidente Coldiretti Lombardia – che rischiano di mettere a rischio un comparto strategico per il nostro agroalimentare, che rappresenta un patrimonio di cultura, conoscenza e biodiversità da tutelare". Poi, l'allarme: "Quasi due italiani su tre hanno paura delle frodi e delle contraffazioni a tavola", anche per via di questioni di salute, presumibilmente messa a rischio in caso di assunzione di prodotti non certificati.