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Omicidio Lidia Macchi: udienza preliminare per Stefano Binda, accusato del delitto

Udienza preliminare per Stefano Binda, 49enne accusato di aver ucciso nel gennaio del 1987 la giovane studentessa Lidia Macchi. Binda è in carcere da gennaio: il giudice per l’udienza preliminare deciderà oggi se processarlo per il delitto. La famiglia di Lidia si è intanto costituita parte civile.
A cura di Francesco Loiacono
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Giornata importante per il caso Lidia Macchi, la giovane studentessa uccisa a coltellate il 5 gennaio del 1987. Dopo quasi 30 anni per la prima volta il caso approda in un'aula di tribunale: quello di Varese, dove oggi si tiene l'udienza preliminare a carico di Stefano Binda. L'uomo, 49 anni, è in carcere dallo scorso 15 gennaio con l'accusa di aver ucciso Lidia: della ragazza era amico e compagno di liceo, oltre che militante come lei di Comunione e liberazione. Il magistrato che ha riaperto il caso dando nuovo impulso alle indagini, il sostituto procuratore generale Carmen Manfredda, ha chiesto il rinvio a giudizio per Binda: il giudice per l'udienza preliminare Anna Azzena deciderà se processarlo con l'accusa di omicidio volontario con diverse aggravanti, tra le quali la crudeltà e i motivi abietti e futili.

La famiglia di Lidia si costituisce parte civile

Lidia Macchi fu trucidata con 29 coltellate e poi abbandonata agonizzante nei boschi vicino Cittiglio, in provincia di Varese. Stefano Binda ha sempre respinto ogni accusa e negato ogni responsabilità nel delitto, nonostante anche diversi appelli della famiglia della vittima affinché raccontasse tutto quello che sa. Proprio la famiglia di Lidia si è costituita parte civile nell'eventuale processo. In aula sono presenti la madre e la sorella di Lidia, assistite dall'avvocato Daniele Pizzi.

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