Omicidio di Sana Cheema, la procura di Brescia vuole portare il processo in Italia
I magistrati vogliono portare in Italia il processo per l'omicidio di Sana Cheema, la 26enne italo pakistana uccisa nell'aprile del 2018 durante un viaggio in Pakistan. Secondo il procuratore generale di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso affinché ciò accada è necessario che vi sia una richiesta ufficiale del ministero della Giustizia e che i responsabili siano in Italia. Una condizione quest'ultima che appare profondamente difficile ecco perché Dell'Osso ha spiegato che l'unico modo per ovviare alla cosa è provare a contestare il reato di omicidio politico: "In questo caso basterebbe la richiesta del ministero", spiega il procuratore. Ma cosa significa nello specifico? "In parole semplici dovremmo riuscire a spiegare che dietro il delitto ci siano motivi contrari ai diritti e alle libertà costituzionalmente garantite – spiega – anche eventuali motivi religiosi potrebbero rientrare dentro questa sfera".
Conte scrive al premier pakistano: Bisogna fare luce sul brutale omicidio
Intanto la procura di Brescia ha un fascicolo aperto sulla vicenda, contro ignoti e senza ipotesi di reato, che dovrà essere riempito grazie agli atti del processo pakistano: "Dobbiamo conoscere i capi di imputazione contestati a tutti gli imputati" ha spiegato il procuratore che parla di un lavoro lungo e dai risultati non certi. Nelle scorse, ore attraverso l’ambasciata italiana è arrivata la sentenza di assoluzione nella quale si legge che i parenti della giovane uccisa in Pakistan sono stati prosciolti dalle accuse perché le testimonianze sono risultate non attendibili così come i risultati dell’autopsia. Due elementi confermati secondo il tribunale dal movente insufficiente. Le ipotesi vertevano sul rifiuto della ragazza a un matrimonio combinato e la sua successiva scelta di sposare un uomo italiano. Intanto sulla vicenda è intervenuto anche il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte che su Twitter ha fatto sapere di aver inviato una lettera al Primo Ministro pakistano per chiedere che venga fatta luce sul brutale omicidio.