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Non vuole restituire 30mila euro ai suoi creditori: li accusa di essere terroristi islamici

L’incredibile episodio a Varese: un 39enne giordano è stato arrestato con le accuse di calunnia e procurato allarme. Aveva denunciato alcuni connazionali, accusandoli di essere terroristi islamici per non restituire loro una somma di 30mila euro. Con i suoi racconti, risultati poi falsi, aveva ottenuto anche la protezione dallo Stato italiano.
A cura di Francesco Loiacono
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Ha raccontato di essere in contatto con una rete di terroristi internazionali di matrice islamica dai quali avrebbe dovuto ricevere soldi per finanziare altri jihadisti in Europa. Non solo: è poi riuscito a farsi proteggere dallo Stato italiano, assieme alla sua famiglia, per via del pericolo che avrebbe corso a causa delle sue rivelazioni. Ma si trattava di un castello di bugie: il protagonista, un cittadino giordano di 39 anni residente a Varese, è stato arrestato questa mattina dai finanzieri con le accuse di calunnia e procurato allarme.

Alla base dell'incredibile storia, ricostruita dalle Fiamme gialle dopo indagini iniziate nel marzo 2016, una somma di 30mila euro che alcuni connazionali dell'uomo gli avevano consegnato per l’acquisto di alcuni macchinari industriali. Soldi dei quali il 39enne H.F.T. si era impossessato illegittimamente, rifiutandosi di restituirli. Per questo motivo, come poi ricostruito dai finanzieri, l'uomo era stato denunciato per truffa alle autorità israeliane, le quali avevano emesso, nei suoi confronti, un mandato di cattura.

Il racconto del giordano

Il 39enne, che a Varese gestisce un money transfer, anziché arrendersi di fronte ai suoi sbagli ha deciso di inventare una complicata storia di intrighi internazionali per occultarli. Tutto è iniziato a marzo dell'anno scorso, quando l'uomo ha denunciato alle autorità italiane di essere in possesso di informazioni su alcuni soggetti facenti parte di un’associazione criminale dedita al finanziamento del terrorismo internazionale. L’uomo ha poi arricchito di dettagli la sua storia: ha detto di essere stato invitato da alcuni connazionali a recarsi dapprima in Egitto e poi in Turchia, dove in una casa in cui aveva notato guardie armate e bandiere dello Stato Islamico, aveva incontrato un socio di nazionalità siriana precedentemente conosciuto. Quest’ultimo gli avrebbe chiesto di potergli inviare, presso il suo money transfer, consistenti somme di denaro che, successivamente, avrebbe dovuto consegnare ad altri soggetti di origine mediorientale residenti in Europa. Per riconoscere i destinatari del denaro si sarebbe dovuto basare su alcune foto che gli sarebbero state inviate tramite Skype.

L'arrivo di un terrorista dalla Francia

Le bugie raccontate dall'uomo non si sono però arrestate. Il 39enne giordano ha anche riferito alle autorità dell’imminente arrivo in Italia di un terrorista, ricercato dalle autorità francesi, che doveva essere prelevato presso l’aeroporto di Malpensa e accompagnato in Germania. I successivi accertamenti tramite i canali di cooperazione internazionale hanno però rivelato che il terrorista in questione era rimasto ucciso già da diverso tempo nel corso di un raid aereo statunitense sulla città di Sabrata (Libia).

Le ulteriori indagini dei finanzieri hanno smascherato, una ad una, le altre bugie raccontate dal giordano. Grazie all’esame delle posizioni Gps e delle reti wireless agganciate dai suoi apparati cellulari, nonché dalla messaggistica recuperata dall’applicazione Whatsapp, è stato accertato che il 39enne non solo non si era recato in Turchia nel periodo indicato, ma aveva anche soggiornato al Cairo (Egitto) per un numero di giorni inferiore rispetto a quelli narrati. Gli accertamenti bancari hanno infine permesso di risalire al bonifico di 30mila euro da cui è nata tutta la vicenda. Tutti questi elementi hanno naturalmente portato al congelamento e poi alla sospensione delle misure di protezione e vigilanza che le autorità avevano disposto per il giordano e i suoi familiari nel corso di un'apposita riunione del Comitato provinciale di sicurezza pubblica di Varese. Adesso per il cittadino giordano si sono aperte le porte del carcere cittadino, dove resta a disposizione dell'autorità giudiziaria.

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