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Non risponde al gip l’uomo che ha ucciso la moglie: massacrata dopo un litigio per le valigie

Roberto Scapolo, il 46enne che sabato ha ucciso la moglie Loretta Gisotti a Laveno Mobello (Varese), non ha risposto al gip nell’interrogatorio di garanzia. Dopo aver colpito a martellate e poi strangolato la moglie, l’uomo sabato aveva confessato il delitto. Famiglia e amici lo dipingono come un “buono” soggetto al carattere forte della moglie. Domani sera nel centro del paese teatro dell’ennesimo femminicidio si terrà una fiaccolata contro la violenza sulle donne.
A cura di Francesco Loiacono
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È rimasto in silenzio davanti al giudice per le indagini preliminari Roberto Scapolo, l'uomo di 46 anni che ha confessato di aver ucciso la moglie, Loretta Gisotti, strangolandola dopo averla colpita a martellate. L'omicidio è avvenuto sabato scorso a Laveno Mombello, in provincia di Varese. I due stavano partendo per la Toscana, dove il marito – di professione agente di commercio – avrebbe dovuto effettuare alcuni lavori nella loro casa delle vacanze.

Quel viaggio però non c'è mai stato. Dopo un rimprovero sulla disposizione delle valigie da parte della moglie, Scapolo ha perso completamente la testa: ha colpito tre volte con un martello in testa la donna, poi l'ha strangolata fino a ucciderla. Quando si è reso conto di quello che ha fatto ha coperto il corpo della consorte con un telo. Poi ha chiuso i suoi cani ed è andato in caserma dai carabinieri a costituirsi. Per due volte ha già reso piena confessione. Questa mattina però, davanti al gip di Varese Stefano Sala, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Atteggiamento a quanto pare legato più alla definizione di una strategia difensiva da parte del suo legale (è difeso dall'avvocato Paolo Bossi) che non a una ritrattazione.

La mamma dell'omicida: "Non è un mostro, era esasperato"

Anche perché tutto, nelle prime ricostruzioni fatte dall'uomo ai carabinieri e dai successivi rilievi della scientifica, sembra combaciare. Ricostruzioni che adesso stanno indagando in particolare nell'ambiente famigliare nel quale è maturato il delitto. Un omicidio che, sia il reo confesso sia amici e familiari dell'uomo, riconducono all'esasperazione nella quale il marito si trovava a causa del carattere forte della moglie. Alla donna, di professione truccatrice professionista, secondo alcune indiscrezioni la vita di provincia nel paesino del Varesotto andava stretta. Da tempo tra i coniugi ci sarebbero stati aspri scontri e rimproveri reiterati. La madre dell'omicida, Rosita Colombo, ex consigliere comunale di Laveno Mombello, sulle colonne del "Corriere della sera" difende il figlio e si spinge a dire: "Ha ammazzato una persona, ma non è un mostro. Era esasperato".

Dichiarazioni discutibili, a cui i sindacati Cgil, Cisl e Uil, l'Anpi e centri antiviolenza del territorio di Laveno Mombello risponderanno martedì sera alle 21 con una fiaccolata contro la violenza sulle donne. Per ricordare che nulla può giustificare la violenza.

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