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No a infradito e bermuda: il tribunale di Bergamo impone il dress code in aula

Nelle aule del tribunale di Bergamo sarà vietato entrarvi con bermuda o infradito, lo ha deciso il presidente Cesare De Sapia che ha comunicato le nuove regole chiedendo a tutti di indossare un abbigliamento consono e rispetto dell’istituzione. Nessun obbligo di giacca e cravatta dunque, ma solo un “dress code”
A cura di Chiara Ammendola
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Sarà vietato indossare all'interno delle aule del tribunale di Bergamo bermuda e infradito: la decisione è di Cesare De Sapia, presidente dello stesso, che ha diramato un avviso nel quale invita tutti a rispettare le nuove regole. Al bando dunque calzoncini e sandali e sì invece a un dress code che sia decoroso e appropriato e che rispetto l'istituzione. Secondo il nuovo regolamento, entrato in vigore da ieri, non sarà dunque necessario indossare giacca e cravatta ma sarà sufficiente coprire sempre gambe e piedi: chiunque indosserà calzoncini o infradito  in udienza sarà rimandato a casa. Nonostante le alte temperature di questa calda estate non ci saranno dunque sconti o eccezioni: in abito "da vacanza" non si può accedere nelle aule del tribunale di Bergamo.

Dress code a scuola: il caso dell'asilo in provincia di Varese

Non si tratta del primo caso di questo tipo: già in passato diversi luoghi di lavoro e non solo sono stati oggetto di veti da parte di direttori e dirigenti che hanno chiesto un "dress code" in particolare in estate quando, a causa delle alte temperature, spesso si viene spinti a indossare sandali, abiti corti e calzoncini. Solo qualche settimana fa aveva suscitato scalpore il cartello affisso all'interno di un asilo di Samarate, in provincia di Varese, da una maestra che comunicava ai genitori la possibilità di recarsi a scuola senza grembiule raccomandando però alle bambine di non indossare canottiere e pantaloni sopra al ginocchio. Un avviso diventato subito virale su Facebook dopo che alcuni utenti lo hanno diffuso denunciandone il carattere discriminatorio nei confronti delle bimbe. La scuola ha poi smentito qualsiasi intento sessista, spiegando che si è trattato di un banale errore e che le regole erano rivolte a tutti, maschi e femmine.

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