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Nina Moric contro Belen Rodriguez: il 3 luglio faccia a faccia in tribunale a Milano

Nina Moric e Belen Rodriguez, entrambe ex di Fabrizio Corona, si ritroveranno faccia a faccia in un’aula del tribunale di Milano. La Moric è imputata per diffamazione aggravata ai danni proprio di Belen: durante un’intervista radiofonica la definì un “viado” (termine dispregiativo per indicare gli uomini brasiliani che si prostituiscono) e l’accusò di girare nuda per casa davanti al figlio di Corona e della stessa Moric.
A cura di Francesco Loiacono
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Nina Moric contro Belen Rodriguez. L'ex moglie e l'ex fidanzata di Fabrizio Corona si ritroveranno faccia a faccia il prossimo 3 luglio, in un'aula del tribunale di Milano. La modella croata è imputata con l'accusa di diffamazione aggravata da un fatto determinato. Secondo l'accusa avrebbe infatti offeso proprio la showgirl argentina, definendola un "viado" – termine con cui si indicano in maniera dispregiativa gli uomini sudamericani, omosessuali o bisessuali, che si prostituiscono in strada – in occasione di un'intervista su Radio24 andata in onda il 3 settembre del 2015. L'aggravante del "fatto determinato" sarebbe rappresentata da una precisa accusa mossa dalla Moric a Belen: la modella croata aveva infatti affermato, nella stessa intervista, che nel periodo in cui l'ex re dei paparazzi e la showgirl argentina avevano una relazione sentimentale Belen soleva girare nuda in casa davanti al figlio nato dalla relazione tra Nina Moric e Corona.

La Moric rischia da uno a sei anni di reclusione

Il 3 luglio, come stabilito dal giudice milanese davanti al quale si celebra il processo, l'imputata Moric e Belen, che si è costituita parte civile, compariranno entrambe in aula. L'intervista da cui è scaturito il procedimento penale era stata rilasciata dalla Moric al giornalista Giuseppe Cruciani durante la trasmissione radiofonica "La Zanzara". Le pesanti affermazioni della modella croata nei confronti della soubrette argentina non erano passate inascoltate, facendola finire "alla sbarra" con la pesante accusa di diffamazione aggravata, per cui rischia una condanna da uno fino a sei anni di reclusione.

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