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“Niente compiti, a casa si deve giocare”: mamma di Milano contro le maestre

Una mamma di Milano ha scritto una lettera di giustificazione per la figlia, che frequenta le elementari: “Gentili maestre, Mariasole non ha potuto studiare storia perché dopo 8 ore di scuola, ha dedicato il suo tempo libero ad attività ricreative e sportive”. La giustificazione è stata poi postata su Facebook, suscitando un vivo dibattito.
A cura di Francesco Loiacono
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Nuova puntata della battaglia di alcuni genitori contro i compiti a casa assegnati dalle insegnanti dopo la scuola. A far discutere è stata in questo caso una mamma di Milano, Anna Santoiemma, che ha scritto una lettera di giustificazione sul diario della figlia (poi pubblicata su Facebook), nella quale ha scritto alle maestre spiegando che la sua bambina, Mariasole, non ha potuto studiare perché ha dedicato il suo tempo libero "ad attività ricreative e sportive".

"Gentili maestre, Mariasole non ha potuto studiare storia perché dopo 8 ore di scuola, dalle 17 alle 19.30 ha dedicato il suo tempo libero restante ad attività ricreative e sportive", si legge nella giustificazione scritta dal genitore sul diario della figlia, che frequenta le elementari. Poteva rimanere un episodio circoscritto se la stessa mamma non avesse deciso di pubblicare il suo messaggio su Facebook, accompagnandolo con queste parole: "Questo è quello che ho scritto oggi sul diario di Mariasole, basta compiti e basta torturare questi bambini dopo che passano 8 ore seduti sui banchi".

Il dibattito contro i compiti a casa è molto vivo

Il commento e la foto hanno alimentato un dibattito che dal social network è poi finito sui giornali. Si tratta d'altronde di un argomento già noto, che aveva trovato spazio in particolare durante le vacanze estive: alcuni genitori sono apertamente schierati contro i compiti assegnati sia durante le vacanze sia dopo la scuola. Qualche tempo fa un papà di Varese era finito al centro dell'attenzione mediatica per la sua lettera (anche questa pubblicata a mezzo social) nella quale scriveva ai professori che il figlio non aveva svolto i compiti estivi: "Voi avete nove mesi per insegnargli nozioni e cultura. Io solo tre per insegnargli a vivere".

Il tema è controverso e probabilmente di impossibile risoluzione. Lo si evince anche dai commenti al post della mamma milanese che, ultima di una lunga serie, ha dichiarato guerra ai compiti a casa: se non mancano le persone che solidarizzano con lei e sposano appieno la sua decisione, sostenendo che dopo la scuola i bambini hanno il diritto di fare quello che vogliono, dall'altro in tanti evidenziano come il comportamento del genitore rischi di danneggiare in qualche modo la figlia, che potrebbe trovarsi al centro di un conflitto con gli insegnanti. C'è poi chi sottolinea come la giustificazione della mamma sia in qualche modo una "scorciatoia" per non rispettare delle regole prestabilite. E non manca anche chi critica la mamma per l'utilizzo di un termine forte come "tortura": "I bambini torturati sono in Siria e purtroppo in ogni dove ma non nelle scuole italiane. Una migliore proprietà di linguaggio sarebbe opportuna anche se solo per 5 minuti di notorietà".

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