Nerviano, imprenditore chiese di essere ucciso: la moglie e il suo amante finiscono a processo
Una svolta inaspettata sul caso della morte di Maurizio Capizzi, l'imprenditore trovato senza vita davanti al cimitero di Nerviano il 31 dicembre 2016. La moglie del defunto e il suo presunto amante, già indagati a partire dal 2017 con l’accusa di omicidio volontario, andranno ora a processo per omicidio del consenziente. La vittima, infatti, stando anche a quanto scritto da lui stesso in un biglietto, aveva chiesto di essere ucciso, dopo aver provato invano a suicidarsi. Proprio i diversi tentativi di togliersi la vita da parte dell'imprenditore avevano spinto all'inizio gli inquirenti verso l'ipotesi di un suicidio, poi rivelatasi infondata a causa del foro di proiettile scoperto sul cadavere di Capizzi, all'altezza del petto, durante l'autopsia.
Cambiano i termini dell'accusa
Il pubblico ministero Bianca Maria Baj Macario ha stravolto i termini dell'accusa per cui dovranno presentarsi davanti ai giudici i due imputati: da omicidio volontario in concorso a omicidio del consenziente. Un nuovo tassello di una vicenda giudiziaria che dall'inizio delle indagini a oggi ha conosciuto diverse fasi. Nel 2017, le operazioni dei carabinieri coordinate dai pm Alberto Nobili e Roberta Colangelo avevano anche ricostruito una possibile relazione sentimentale tra i due indagati. Le forze dell'ordine avevano anche eseguito gli ordini di perquisizione nelle abitazioni dei due, trovando 305 grammi di cocaina a casa dell'uomo e una pistola di piccolo calibro nell'appartamento della donna. In seguito agli accertamenti però è stato stabilito che l'arma rinvenuta non è quella da cui è partito il proiettile, che non è mai stata trovata. I due presunti amanti si trovano al momento in stato di libertà, dopo l'arresto dell'uomo, finito in manette per aver commesso il reato di stalking proprio nei confronti della moglie dell'imprenditore.