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‘Ndrangheta ed evasione fiscale: 8 arresti a Milano, sequestrato un bar vicino al Pirellone

Otto persone sono state arrestate a Milano con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata a reati tributari. Ad alcuni degli indagati è contestata l’aggravante di aver agevolato la criminalità organizzata: parte dei proventi del giro di evasione fiscale scoperto, pari a oltre 8 milioni di euro, sarebbe finiti infatti alla ‘ndrangheta. Nell’ambito dell’inchiesta è stato sequestrato un bar in via Pirelli, vicino al Pirellone.
A cura di Francesco Loiacono
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Anche un bar vicino al Pirellone è stato sequestrato nell'ambito dell'inchiesta su evasione fiscale e 'ndrangheta
Anche un bar vicino al Pirellone è stato sequestrato nell'ambito dell'inchiesta su evasione fiscale e ‘ndrangheta

Un giro di evasione fiscale i cui proventi, in parte, sarebbero finiti anche alla ‘ndrangheta. Questi i contorni dell'indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano che ha portato oggi all'arresto di otto persone, sei finite in carcere e due ai domiciliari. Gli indagati sono tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata a reati tributari, ma per alcuni degli indagati c'è anche una pesante aggravante: quella di aver agevolato la criminalità organizzata calabrese, in particolare la cosca di ‘ndrangheta di Sinopoli San Procopio (in provincia di Reggio Calabria). Tra le persone arrestate figura infatti anche il cognato del presunto boss della cosca, che avrebbe fatto arrivare al suocero parte dei proventi illeciti frutto di evasione. Il presunto profitto dell'organizzazione ammonterebbe a otto milioni e 600mila euro: i soldi deriverebbero da un sistema di fatture false (una truffa molto diffusa, è di oggi un'altra operazione delle Fiamme gialle nel Bergamasco) e sarebbero stati investiti tra la Romania e Milano. Nel capoluogo lombardo, sempre nell'ambito dell'indagine della Dda, gli inquirenti hanno sequestrato un bar in via Pirelli, vicino al Pirellone, sede del Consiglio regionale della Lombardia.

A coordinare le indagini sono state il procuratore aggiunto della Dda di Milano Alessandra Dolci e il pubblico ministero Bruna Albertini. Secondo l'accusa, gli indagati stavano cercando di espandere il loro business nel lucroso settore dei rifiuti (finito al centro dell'inchiesta "Bloody money" di Fanpage.it): avevano infatti intenzione di avviare un'attività di smaltimento illecito dei rifiuti a Lazzate, in provincia di Monza e Brianza. Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal giudice per le indagini preliminari Giusi Barbara ed eseguite dai militari della guardia di finanza.

Il consigliere regionale Girelli: Dimostrazione della penetrazione della ‘ndrangheta

L'operazione della Dda e soprattutto il fatto che il bar sequestrato sia nel cuore "politico" di Milano, hanno suscitato subito alcune reazioni: "Il sequestro di un bar a fianco di Palazzo Pirelli è la dimostrazione della penetrazione e della pericolosità del fenomeno mafioso in terra lombarda – ha detto Gian Antonio Girelli, consigliere regionale del
Partito democratico e componente della commissione speciale antimafia del Consiglio regionale lombardo – Quando si parla di Nord come nuova frontiera per investire e ripulire denaro si parla di una triste realtà. C'è bisogno di ferme condanne istituzionali e di un preciso lavoro di prevenzione e formazione – ha aggiunto Girelli – Compito della Regione deve sempre più diventare quello di favorire questi processi mettendo insieme settori economici, comuni, categorie e cittadini in una delle sfide più importanti quale quella della lotta alla mafia e alla corruzione".

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